Carlo Pedretti, Le macchie di Leonardo, Firenze, Giunti, 2000.

Carlo Pedretti,
Le macchie di Leonardo

Firenze, Giunti, 2000
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Il libro di Carlo Pedretti nasce da un passo del Trattato della Pittura in cui Leonardo da Vinci suggerisce di interpretare le macchie di colore sul foglio, sopra un muro imbrattato di fuliggine, come strumento per potenziare l’immaginazione e possibile fonte d’ispirazione per disegnare nuovi quadri, sostenendo tra l’altro che molti pittori impiegano abitualmente questo sistema, senza però finalizzarlo ovvero limitandosi a pennellate di sfondo e luminosità. Leonardo invece propone di ricavare dalle macchie nuove forme rielaborandole, entrando nel dettaglio. Carlo Pedretti (1928-2018) è stato uno storico dell’arte, considerato il massimo esperto sulla vita e l’opera di Leonardo da Vinci. E’ stato titolare della cattedra di studi vinciani presso l’Università della California a Los Angeles, membro della Commissione ministeriale per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci e del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte del genio di Vinci. Scriveva per il Corriere della sera, l’Osservatore Romano, ha collaborato con Piero Angela a Superquark ed è stato consulente per alcuni casi di dubbia attribuzione di opere a Leonardo. Qui sotto, la citazione dal passo del trattato cui il titolo del libro fa riferimento.

Leonardo da Vinci, Trattato della Pittura, II, 63. Modo d’aumentare e destare l’ingegno a varie invenzioni.

Non resterò di mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale, benché paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destare l’ingegno a varie invenzioni. E questa è se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di varî misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lí vedere similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma; che interviene in simili muri e misti, come del suono delle campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabolo che tu t’immaginerai.

Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni sí di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di varî componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni. Ma fa prima di sapere ben fare tutte le membra di quelle cose che vuoi figurare, cosí le membra degli animali come le membra de’ paesi, cioè sassi, piante e simili.


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