Gianni Molinari, La leggenda del tortellino
La leggenda del tortellino
Testo e musica di Molinari-Boldrini
Cantastorie di Castelfranco Emilia
O genti voi tutti ascoltate
la leggenda che vado a cantar
una calda giornata d’estate
una dama si trovò a passar
Castelfranco locanda dogana
che la storia Corona chiamò
su carrozza da cavalli trainata
da straniero loco arrivò
Di ricche vesti lei era cinta
la nobil dama una dea sembrò
chiese alloggio al locandiere
che lesto l’accompagnò
Nella stanza dei nobili passanti
fresca e ombrosa per gli alberi intorno
i clienti rimasero abbagliati
dalla rara e lieta vision
L’oste guercio e bolognese
ammaliato per la bella restò
s’appartò fuor dalla porta
e dalla toppa con piacere mirò
la signora sollevar le sue vesti
per goder la frescura e allora
dal suo corpo tondo apparve
l’ombelico roseo in fior
Un’idea gli venne allo cuoco
e in cucina di corsa arrivò
e fermar volle di propria mano
la bellezza e la perfezion
Colla pasta a quadretti tagliata
dell’ombelico la forma trovò
ma la cottura nel bollente brodo
non figurò purtroppo l’autor
Si come dura la pasta rimase
ancor volle lo cuoco riprovar
della sfoglia prese e riprese
lo condimento che si usava allor
Rispettando la prima forma
nella pentola li mise a bollir
dopo un poco la pasta era cotta
e gustoso nacque il tortellin
L’oste felice col viso in fuoco
tanti ne fece per tutto il dì
per la bella dama straniera
che la ricetta volle saper
Di svelare tale segreto
con preghiera gli volse al fin
è merito di vossignoria
la creazione del mio tortellin
Qui finisce o genti la storia
che il Tassoni anch’egli narrò
nel poema la secchia rapita
il bellico di Venere parlò
Rimarrà per sempre leggenda
la nobildama che un tempo passò
Castelfranco la patria rimane
del tortellin che l’oste ideò