Il pavone fa la ruota. Memorie d’un saltimbanco. Artisti di strada, Ep.21
Il pavone
fa la ruota
Framm. XXI
Commento musicale:
G. Feidman: “The Kletzmer Freilach
FAI PARTIRE LA MUSICA
UN BERRETTO
A CILINDRO
Siedi pure, non far caso al disordine. Ho tanto piacere quando torni a trovarci, l’altro giorno uno qui l’avrei appeso per le orecchie, tu lo sai che in piazza Castello veniva sempre quel poveretto, come si chiamava? Un cieco, non sapeva mica suonare ma qualcosina glie li davo anch’io. Dormiva nei giardini, più che mangiare beveva il tè che gli portava ogni tanto la signora del bar da riscaldarsi alla meglio. Certi buchi nei capelli, faceva ribrezzo. Allora vien su questo ragazzino in bretelle e pantalone a quadri avrà avuto vent’anni forse venticinque, s’accompagnava con due suonatori come te, bravini ma non la finivan più. Suonavano quei lamenti degli ebrei, niente in contrario ma sei un ebreo tu? Finito il programma ricominciano quattro, cinque volte al giorno.
Un po’ dico tutti dobbiam lavorare, poi m’affaccio dal quarto piano: non sento al telefono, se puoi abbassare grazie. Mi guarda e ride, ricomincia come prima. Un’altra mezz’ora lo lascio fare, si sposta cento metri dall’altro lato del portico ma non so come lo sento pure più forte di prima. Nel frattempo il poveretto della fisarmonica non suona mica più, o meglio se ne sta buono buono, aspetta in silenzio; a un tratto gran vociare, quel tizio della vineria vien fuori in preda alle furie s’ingrossano le vene da quanto urla, i suonatori non fanno una piega e il pubblico s’è messo dalla loro parte, applauso di cortesia. Scorpione infido quel ragazzino colla berretta a cilindro, l’hai mica presente il papero dei fumetti? Ne portava una precisa alla sua, si crede furbo altro che vuoi scommettere col sacco a pelo ci va in canoa nell’oro dei Templari. Aspetta un momento, vien su il caffè.
LA ZUFFA TRA
SUONATORI
Senti che meraviglia, una miscela squisita me la portano i clienti dal Mar Rosso. Quanto zucchero? Insomma dicevo il negoziante s’è arreso. Umiliato pure dalla vicina di casa. In fondo al portico, il rumeno della fisarmonica aspetta in silenzio. Quello coi pantaloni a scacchi e le bretelle fa il pavone la ruota dico guardalo bene ogni ragazza che si ferma gli viene il sangue agli occhi, non ne parliamo dal balcone vedo tutto, la folla una ne prende una ne lascia, come li comanda a bacchetta! Dopo un po’ silenzio, lo scacciano pure da lì. Ne approfitto per quelle due o tre telefonate che da stamattina mi tocca rimandarle, intanto giù in strada si lamentano della cultura dice li mandan via, si sposta cento metri nel portico rimbomba peggio d’una cattedrale, sto al quarto piano mi pare d’averlo in casa. Pomeriggio ne arrivano degli altri, l’han preso tra due fuochi: la sinfonia dei gatti mammoni, uno in do maggiore, uno in sol minore, uno in fa diminuito. Completamente scordàti, come quei pianoforti dei film. La musica un po’ me n’intendo.
Verso sera sento ancora un gran vociare m’affaccio, s’erano messi a litigare tra loro! Quelli di sopra con quelli di mezzo, mentre litigano vuoi saperlo? Passan gli zingari e gli fregano il cappello coi soldi, si portan via pure la fisarmonica del mendicante cieco. Poveretto chissà che fine ha fatto, mai più rivisto dopo quel giorno. Alla fine questi si mettono d’accordo, per riprendersi una nuova folla uniscono le orchestre e fan la superband. Dove? Sotto la mia finestra. Mentre pensavo se farmi monaco e ritirarmi in qualche grotta del monte Athos vedo arrivare una volante della polizia, frena che solo nei film. Belle statuine i suonatori mentre le guardie van dritti verso il cieco, documenti per favore. Non li aveva. Quello prova a spiegargli che è stato derubato ma non riesce a farsi capire. Pure la multa gli han fatto. Me la musica guai, ma se rivedo quel disgraziato giuro che il clarinetto e glie lo rompo in testa.