La stella polare. Hobo’s lullaby. Memorie d’un saltimbanco. Artisti di strada. Ep.17
Hobo’s
Lullaby
Frammento XVII
Commento musicale
W. Guthrie, “Hobo’s lullaby”
FAI PARTIRE LA MUSICA
OVUNQUE IN
NESSUN LUOGO
Non so dove ma bisogna andare, così inizia il libro culto della generazione ‘perduta’. Dico perduta, perché metà di loro ha tradito l’idea di cui si riempiva la bocca, l’altra metà se l’è scordata. Mentre un alcolizzato bigotto prendeva nota delle sue visioni sul rullo della carta per la telescrivente, trovandosi nel momento del bisogno finiva col passare dal ‘Via!” ritirando un ventino dalla borsa della mamma. Il figliol prodigo si fa vedere ogni tanto, quando c’è da riscuotere. L’uomo ragno era diverso, manteneva una zia malata vendendo ai giornali le foto delle sue imprese, nemmeno lui voleva sentirsi solo: o ti prendi cura di qualcuno, o qualcuno si prende cura di te. Quando non sai più se sei tu a muoverti, o il sole e le stelle a girarti intorno, è allora che ti vien voglia di guardare il cielo.
Un punto fermo. Chi lo trova in un parente, chi in un amore un sasso una fontana un ponte un balcone un trenino elettrico un’idea un partito, più conosci il mondo e più finisci per guardarti indietro, è solo questione di tempo. “Mi raccomando, fai per bene sempre!”. Lei è il mio aleph , so dove abita ho imparato la strada. A due passi dal centro dell’universo che tutti lo sanno, attraversa i birilli s’un tavolo da biliardo a Foligno. M’arriva si e no al petto, due occhiali spessi le ingrandiscono gli occhi chiari e innocenti, tutt’altro che ingenui. A vederla si direbbe un personaggio da Libro Cuore. “Ricorda la nonna tua” mi dice, “e smetti di fumare quella roba. Bello sei torna a trovarmi ogni tanto. Vai dove vuoi, ma qui t’aspetto”.
UN PUNTO FERMO
Col tempo ho capito che non si può partire per un viaggio senza tornare da un altro. Guardo negli occhi l’anziana donna e sorrido: “Mangia, ti vedo sciupato. Bella camicia, l’hai stirata per me?”. Ognuno ha la sua stella polare anche quando pensa d’essere l’ultimo uomo sulla terra. “Vivo sull’albero, ma mi trovano lo stesso” diceva il vecchio Barnelli. Saluto senza stringerla troppo, torno al carrozzone e riordino le cose prima di partire: in quel momento, un tuono nell’orecchio… Il vecchio Caronte è sempre lì accanto, sorride, m’accarezza la guancia con quelle mani ossute: “Lo vedi? Ora sai dove tornare”, mormora con un fil di voce. “Non era poi cosi difficile”. Ha ragione, non puoi saperlo quando parti, ma l’impari strada facendo: se non vieni da nessuna parte, non puoi sapere dove stai andando. Tanto vale scegliere.