F. Berti, “E quei Briganti Neri”. Una canzone per Niksic. Montenegro.
Festival Ulicnih Sviraca
Niksic 31 Agosto 2019
“E quei Briganti Neri”
Canta Federico Berti
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E quei briganti neri mi hanno arrestato
in una cella scura mi han portato
mamma non devi piangere
per la mia triste sorte
piuttosto che parlare
vado alla morte
E quando mi han portato alla tortura
legandomi le mani alla catena
stringete pure forte
le mani alla catena
piuttosto che parlare
torno in galera
E quando mi han portato in tribunale
chiedendo se conosco il mio compare
si si che lo conosco
ma non dirò chi sia
io sono un partigiano
non una spia
E quando mi han portato al tribunale
chiedendo se conosco il mio pugnale
si si che lo conosco
ha il manico rotondo
nel cuore dei fascisti
lo piantai a fondo
E quando l’esecuzione fu preparata
Fucile e mitraglia eran puntati
non si sentiron colpi
della fucilazione
ma si sentiva un grido:
“Rivoluzione!”
Il comandante Ljubo Cupic
Nato nel 1913 da famiglia montenegrina emigrata negli Stati Uniti e rientrata solo negli anni ’30 in patria, dopo aver conseguito a Belgrado una laurea in legge è entrato nel Partito Comunista di Jugoslavia, una formazione politica lontana dal panslavismo nazionalista dei monarchici, ma a una federazione di stati socialisti basati sulla proprietà comune dei mezzi di produzione, sulla parità dei diritti e doveri tra uomini e donne, sulla laicità delle istituzioni.
Con l’invasione del Montenegro da parte dell’Asse, nei due anni di occupazione italiana si arruola nei partigiani e diventa commissario del battaglione indipendente di Niksic, ma viene arrestato dalla polizia Cetnica formata da monarchici collaborazionisti, durante la battaglia di Petrova Glavica a Trebjesa. Interrogato e brutalmente torturato, Ljubo Cuplic scrive alla sua famiglia di non chiedere la grazia e mantiene un atteggiamento di sfida nei confronti dei suoi aguzzini. Condannato a morte, si avvia al plotone di esecuzione col sorriso sulle labbra. E’ un partigiano italiano a scattare la foto rimasta impressa nella memoria del popolo, un’immagine che sarà di grande motivazione per la resistenza antifascista nei Balcani. Morirà gridando: “Lunga vita al glorioso Partito Comunista!”, dopo una prima scarica di colpi troverà le forze per rialzarsi e dirà ancora: “Verrà il giorno della liberazione!”.
La cartolina che ho dedicato a Ljubo Cuplic ritrae la statua a lui dedicata nella piazza in cui sono invitato a suonare, in un momento storico di ritorno al sovranismo, al razzismo e alla violenza revisionista. La statua ritrae fedelmente la foto scattata dal combattente italiano nel giorno della fucilazione. Mi ha molto colpito ricevere dal comitato organizzatore di questo festival un invito a ricordare un eroe nazionale così profondamente legato alla memoria storica dell’ex Jugoslavia, proprio ora che i nostalgici dell’estremismo reazionario tornano ad alzare la testa. M’incammino per Niksic con quelle canzoni che qui in Italia sempre più raramente mi vengono richieste, una parte del mio repertorio che sonnecchia in un angolo buio. Questa collaborazione ricorda anche a noi i taliani che la Resistenza non fu solo sui nostri monti, ma anche sul Carso, nei Balcani, in Spagna e poi ancora in Cecoslovacchia, in Vietnam, come ora in Ucraina, in Siria e ovunque la canaglia nazifascista rinasca dalle proprie ceneri. Sarò in Montenegro il 31 Agosto come one man band italiano, per ballare e cantare nella via. Vi aspetto.