Street Art, multa al clarinettista. Un po’ di chiarezza.
Multa al clarinettista
Un po’ di chiarezza
Street Art a Bordighera.
Un altro caso di tensione tra artisti di strada e polizia municipale. Stavolta a Bordighera, dove un suonatore di clarinetto s’è visto consegnare un verbale di oltre duemila euro. L’opinione pubblica e la stampa si stringono intorno al musicista, ma la situazione è più complicata del previsto.
Tratto da Federico Berti
“Gli artisti di strada non sono mendicanti”
La vicenda di Marco Fusi è nota alla stampa nazionale, l’artista suonava sotto la metropolitana di Bordighera, ha risposto in modo scortese ai vigili ed è stato multato perché esponeva Cd senza bollino Siae nella custodia aperta dello strumento. Nonostante le proteste e le interpellanze parlamentari, la sua storia si conclude con una conversione della multa in spettacolo gratuito da tenersi nel territorio comunale. Due anni dopo lo stesso artista ricade nello stesso reato a Sanremo alla vigilia del festival, prende una seconda sanzione. Questo l’articolo che scrissi in occasione della prima multa, incluso poi nel libro.
Un verbale da 2000 euro
L’artista di Como sostiene d’essersi trovato a Bordighera per un concerto e per organizzare degli eventi culturali, non è specificato il luogo della rappresentazione, non si sa nemmeno che cosa stesse organizzando e in collaborazione con quali enti o associazioni, l’unica notizia certa è che il suonatore spiega d’essersi trovato ospite da amici in un condominio, non potendo studiare lo strumento in casa ha pensato di farlo nel sottopassaggio della stazione, come (dice lui) avviene in altre città europee. Aveva con sé un riproduttore di basi musicali e dei supporti sonori tipo karaoke, nega d’aver raccolto offerte. Voleva soltanto ingannare il tempo in attesa d’un non meglio identificato spettacolo serale, ma per quanto abbia ricercato nel calendario appuntamenti sul territorio non sono riuscito a trovare notizie dell’evento, che data la notorietà dell’artista mi sarei aspettato di veder comparire da qualche parte. Si presenta un vigile, gli contesta la mancata osservanza del 121 T.u.l.p.s. regio decreto 1931, peccato che da quell’articolo sia stata cancellata da tempo la parola ‘saltimbanco’ ma questo il Fusi non lo sa perché non conosce il regolamento ed è un altro punto a suo sfavore; reagisce dicendo che a quel punto potrebbe contestargli anche un decreto imperiale di Carlo Magno, il vigile si ritira, telefona, firma un verbale da 2000 euro. Per una curiosa coincidenza si trovano con lui due giornalisti, che portano il caso alla ribalta dei media con un’interpellanza al parlamento europeo.
L’altra campana. Il vigile urbano.
Da parte della questura è immediata la reazione, un errore c’è stato ma il senso della contravvenzione non cambia anzi, la situazione potrebbe addirittura farsi più imbarazzante perché il clarinettista non si limitava a suonare e raccogliere offerte dagli avventori del vicino mercato esercitando così un mestiere abusivamente, ma vendeva anche le sue pubblicazioni musicali, questo secondo la questura cambia le cose. Inoltre l’artista, così spiega il sindaco, risulta aver reagito in modo non adeguato alla circostanza, ragione per cui gli è stata applicata la tariffa meno generosa. Verrà quindi ritirato il verbale iniziale e ne sarà emesso un secondo, che potrebbe essere addirittura più oneroso; quale sia la versione più credibile del racconto non è dato saperlo, ora la questione è sul piano politico, non più amministrativo. Il sindaco di Bordighera è stato fortemente criticato per la sua recente proposta di multare chi dà soldi ai mendicanti, la divisione interna all’opinione pubblica su questo tema potrebbe essere forse il vero motivo dello scontro. Quale che sia la verità, siamo chiamati a esprimere un’opinione sul ‘diritto naturale’ dell’artista a suonare nel sottopassaggio della stazione.
Un commercio umano.
Sullo scenario di questo episodio, si intravede un problema di ordine pubblico e lotta alla criminalità organizzata, un problema con cui il comune di Bordighera ha dovuto recentemente misurarsi; dietro ad alcuni presunti artisti di strada si nasconde un ambiente poco chiaro fatto di schiavitù, immigrazione clandestina, violenze e intimidazioni, borseggi, traffico di stupefacenti; questa dichiarazione da parte del sindaco di Bordighera può stupire i non addetti, ma purtroppo è nota a chi conosce l’argomento, se n’è interessato persino il cinema nel film “Qualcuno con cui correre”, ambientato in uno di questi campi di concentramento per giovani sbandati in mano alla camorra internazionale. Un giro d’affari milionario. Nei luoghi dove maggiore è la presenza di questi veri e propri servi della malavita, la cittadinanza si difende chiedendo misure restrittive com’è avvenuto a Milano, Bologna, Firenze e altrove. Il sindaco risponde così in due modi, potenziando il sistema dell’assistenza sociale per i disagiati e contemporaneamente vietando la questua per le strade; il suggerimento di multare chi dà soldi ai mendicanti dovrebbe evitare le sanzioni a questi ultimi. Per gli artisti di strada è previsto comunque un permesso apposito che si può richiedere al Comune per distinguersi da quei disperati che sembrano usciti dalla ballata di Meckie Messer nella brechtiana Opera da Tre Soldi. Questo il problema politico.
Chi è Marco Fusi?
Non un busker ma un musicista di media notorietà che sull’onda della confusione tra spazio urbano e mainstream ha voluto esibirsi anche lui nella stazione delle ferrovie, seguendo l’esempio che solo poche settimane fa ha visto protagonista il violinista Carlo Maria Parazzoli e altri più famosi prima di lui. Il nome di questo suonatore compare accanto a quello di Ottavia Piccolo, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Alex Britti; non comprendiamo se sia soltanto una moda quella di giocare al principe e il povero, o se davvero la crisi dello spettacolo stia portando sul lastrico suonatori fino a poco tempo fa ben pagati dalle orchestre più prestigiose. Probabilmente l’uno e l’altro. Tuttavia la strada non è l’Olimpia, né la Scala e può diventare poco piacevole sia per chi la vive, sia per chi ci lavora. La nostra stima per Marco Fusi non deve far dimenticare che prima di suonare in un posto, bisogna sempre informarsi nel quartiere se la presenza dei suonatori sia davvero gradita; l’artista di strada non è mai solo al servizio di chi l’ascolta, ma anche e forse ancor più di chi farebbe volentieri a meno della sua musica. Sarebbe stato sufficiente domandare nei dintorni del mercato, per sapere che la piazza di Bordighera non sta attraversando un momento sereno e può essere molto rischioso mettersi a soffiare nel clarinetto proprio nel sottopassaggio della ferrovia, uno spazio che oltre tutto è proprietà privata
Uomini di passaggio.
E’ con un riferimento al libro di Jack London ‘La strada’ che mi trovo a riprendere un problema quanto mai sottovalutato, la vita del vagabondo insegna in primo luogo l’umiltà: può aver suonato col Re Davide in persona ma nessun diritto naturale consente all’ambulante di fare quel che vuole, dove vuole, quando vuole: lo spazio urbano è un bene comune e come tale soggetto all’interazione di varie forze, non solo quelle del primo che si sveglia alla mattina e vuole dare un concerto in casa di qualcun altro. Esistono delle norme che ogni busker sa di dover rispettare sia nell’assegnazione degli spazi, sia nella vendita delle pubblicazioni, violarle non è solo una mancanza di rispetto verso l’istituzione ma un oltraggio alla dignità stessa del mestiere; questo non tutti gli artisti di strada sono disposti ad accettarlo, vendere dischi senza bollino Siae né codice ISRNC come fanno in molti è reato. Non solo ma chi lavora nel settore impara presto a instaurare un rapporto confidenziale con tutte le persone che condividono lo stesso territorio da lui attraversato, compreso il vigile di turno: viene multato realmente solo chi risponde al primo avviso giocando sull’indignazione delle folle, chi non si rende conto che dietro l’uniforme c’è un uomo (o una donna) a volte meno informato e più spaventato di noi. Soprattutto, chi fa questo mestiere impara presto che la sua libertà di suonare finisce dove inizia quella degli altri a non ascoltarlo.
La strada libera tutti.
Detto questo, il caso di Marco Fusi è molto diverso da come sembra e conferma l’impressione che avevamo già espresso altrove: non è stato multato per aver suonato senza autorizzazione, ma per aver venduto CD illegalmente. Che poi l’abbia fatto davvero o meno, saranno gli inquirenti a stabilirlo. L’errore iniziale rispetto all’articolo 121 T.u.l.p.s. è stato ammesso dal vigile urbano e quella multa verrà cancellata, per sostituirla con una se possibile più pesante. In ogni caso, la reazione al primo avviso è stata non collaborativa. Quando un suonatore di strada viene multato in modo tanto brutale, di solito queste sono le ragioni: dura scuola è la strada, insegna prima di tutto a mettere i piedi per terra. La vicenda del clarinettista di Como è dolorosa ma non deve portare alla confusione, le piazze vanno regolamentate: un conto è la libera espressione ovvero il diritto di esprimere la propria opinione, volantinare per una causa in cui si crede, far circolare materiali di propaganda, presidiare una manifestazione o un luogo occupato, altro discorso è esercitare un mestiere, seppure in modo occasionale, sopra uno spazio privato e senza nessuna comunicazione preventiva, beffandosi del vigile che interviene su mandato. La strada libera tutti, non soltanto i suonatori.
Federico Berti è dal 1994 artista di strada, one man band (uomo orchestra), compositore e scrittore. Ha pubblicato Cd musicali, romanzi, graphic novels in versi endecasillabi, testi critici. Segue da circa vent’anni le vicende legate al codice etico della street art, ha pubblicato su questo tema un lungo saggio, Cantastorie fra educazione e intrattenimento, Udine, Nota, 2011, e il più recente Gli artisti di strada non sono mendicanti. In questa rubrica online prosegue la sua ricerca e la militanza per un’arte di strada libera e consapevole.
Tratto da Federico Berti
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