L’uomo delle bolle di sapone.

 

 

Bolle di sapone

Problemi con l’arte di strada

 

Uno spettacolo nato per il circo

Il recente caso di Boris Egorov, artista di strada russo aggredito a Viareggio da due negozianti locali, ha sollevato un’altra volta la questione annosa delle bolle di sapone, un tipo di spettacolo nato per il circo e inadatto allo spazio aperto, per diverse ragioni che qui illustreremo più a fondo per i non addetti. Pur condividendo l’indignazione pubblica rispetto alla reazione del commerciante, esagerata e inutilmente violenta, torniamo sull’argomento per entrare nel dettaglio tecnico. Le bolle di sapone infatti non sempre sono gradite agli stessi artisti di strada che più volte si sono espressi a riguardo con forti critiche. Vedremo allora quali sono i punti da prendere in considerazione. Si deve tenere presente che il sapone è tossico. Chi viaggia con il camper lo sa bene, lavare i piatti alla fontana usando un normale detersivo è proibito per legge; si potrà obiettare che esistono preparati biologici appositamente studiati per il campeggio, ma purtroppo le bolle hanno bisogno dei tensioattivi per stare insieme e questo ovviamente esclude le varianti senza schiuma

 

Tratto da Federico Berti
“Gli artisti di strada non sono mendicanti”

 

Sarà capitato a molti di vedere un negoziante pulire il portico davanti al proprio esercizio commerciale, avvisando con tanto di cartelli del pericolo di scivolare: per la strada passano anziani, disabili, non vedenti e la legge è chiara a questo proposito, per pulire la strada lo spazio pubblico va temporaneamente chiuso al passaggio pedonale: parliamo di uno straccio passato s’un’area circoscritta a pochi metri quadrati, s’immagini qual’è il raggio d’azione di bolle giganti che trasportate dal vento finiscono sulle vetrine dei negozi, nei giardini, nel tombino o sul marciapiede in cui piacevolmente camminano migliaia di persone ogni sera.

La Madonna insaponata

Uno dei problemi causati dalle bolle di sapone è che interferiscono nel lavoro degli altri artisti di strada, in particolare i madonnari che dipingono usando il gesso e non vedono di buon occhio il detersivo quando gli rovina l’opera. Una guerra tra poveri, insomma. Non è la prima volta che tra gli stessi ambulanti si verificano incomprensioni e attriti, chi fa le bolle spesso monopolizza l’attenzione a danno di altri. Il sapone insomma ‘sporca’, questo è il problema principale. In modo simile al cherosene per il fachiro o mangiafuoco, su cui magari finisce per scivolare un trampoliere acrobata di passaggio. Scenario al limite del surreale, è una ruota che gira.

 

boris-egorov-televisione
Boris Egorov e Oreste Bergamini in televisione

 

A questo proposto è opportuno segnalare l’iniziativa presa dalla Scuola Napoletana dei Madonnari, che insegna a dipingere sempre su supporto asportabile lasciando la strada pulita come la si è trovata, questo fa di Gennaro Troia e dei suoi compagni un esempio non sempre condiviso dagli operatori del settore. Se torniamo per un momento al video in cui Boris Egorov è aggredito dal negoziante, si noterà che è proprio la pompa dell’acqua protagonista dell’incomprensione. Sicché pur essendo inconcepibile il tono della protesta, non si può tecnicamente dare tutti i torti nemmeno al negoziante. Qualcuno fa presente che lo spazio in cui stava operando l’artista russo non era pertinenza del negozio, si deve però guardare non al suolo pubblico effettivamente occupato, ma alla copertura delle sculture volanti che arrivano molto lontano.

 

gigi russo artisti di strada

Il problema delle telecamere

A questo punto dobbiamo fare un passo indietro. L’artista russo è protagonista di un bel documentario girato da Victor Musetti. Storia interessante, si tratta d’un medico russo nato nel 1957 che ha scelto di lasciare il suo paese dopo il crollo del comunismo perché dall’epoca di Gorbaciov gli ospedali pubblici non erano ormai più in grado di pagare il personale. Non è dunque un rifugiato politico in fuga dall’Unione Sovietica, ma esattamente l’opposto. Arriva a Venezia nel 1996, inesperto di economia capitalista; i suoi risparmi finiscono in pochi giorni, si ritrova senza fissa dimora.

 

 


Il caso di Boris Egorov. Artista di strada minacciato in Versilia.


 

 

Da allora svolge molti lavori, finché negli ultimi cinque anni si mette a fare le bolle di sapone per la strada. La sua capacità di costruire rapporti di buon vicinato è straordinaria, ma non basta. Boris Egorov vivendo per la strada cura gratuitamente le persone con problemi agli occhi usando una sua personale forma di medicina popolare. E’ un personaggio scomodo, indubbiamente. La vicenda insomma non è quella d’un saltimbanco, è molto di più: l’attrito con i ‘fascisti di Versilia’ come li chiama lui ha ragioni che vanno al di là della semplice performance. Questa tensione pregressa, di natura politica prima che sociale, ha portato il documentarista a tornare con la telecamera sul luogo dov’era già avvenuto uno scontro per filmare l’accaduto, col risultato di inasprire ancor più il conflitto. E’ in questo senso che va interpretato il video, divenuto virale in pochi giorni.

 

Documentario su Boris Egorov
a cura di Victor Musetti
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L’uomo delle bolle di sapone

Alla luce di queste considerazioni, Boris Egorov non sembra aver bisogno delle bolle di sapone per vivere, è un uomo dalle mille risorse e dai pochi bisogni; un personaggio di grande spessore. La sua predisposizione al conflitto, ereditata da una lunga tradizione egualitaria, lo accompagna dal crollo del muro di Berlino; lo scontro sociale è per lui una modalità naturale di confronto, non cerca l’accomodamento ma al contrario, è pronto a dare battaglia rispondendo alle provocazioni, come si vede nel filmato dello stesso Victor. Il negoziante a sua volta ha reagito mostrando una forte predisposizione alla violenza e questo ha creato un dramma sociale di grande portata, in cui l’aggressore esce sconfitto davanti alla pubblica opinione.

Un filmato che ricorda la tradizione del cinema agitprop. Ora è chiaro che per l’artista russo questa disciplina rappresenta prima di tutto un gioco, mentre il sogno della vita è piuttosto l’apertura d’un centro per assistere i malati; la vicenda potrebbe chissà, dare l’avvio a una campagna per raccogliere i fondi che gli consentano di fare qualcosa di più utile che litigare coi negozianti e sbrodolare sapone per ogni dove. Al sindaco di Viareggio l’opportunità di andare oltre la semplice solidarietà verbale, per esempio mettendo a disposizione del medico uno spazio. Quanto al sapone, meglio nell’arena del circo.

 

 

Tratto da Federico Berti
“Gli artisti di strada non sono mendicanti”

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