Bartolo Anglani, Rousseau, la memoria e l’oblìo. Open Source Pdf
In: ‘Paradigmi’, Rivista di Critica Filosofica,
Anno XXXlV, n.2, maggio-agosto 2016
Università degli Studi di Bari
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“Quando comincia a raccontare la sua vita passata, Rousseau usa la memoria non come un deposito di ricordi, al quale attingere via via fino a toccare l’origine, quando ha bisogno di riporlare alla vita qualche episodio del passato, e che con il tempo potrebbe svuotarsi o smarrire qualche pezzo, bensì come una funzione attiva che recupera i fatti mezzo dimenticati e ricordandoli li ricrea. Il rapporto tra ricordi dimenticati e ricordi conservati non è fisso ed anzi muta per l’attività della memoria, tanto che addirittura alcuni ricordi invece di sbiadire con il tempo si rafforzano. In primo piano sta dunque non tanto la quantità delle cose ricordate, e nefllmeno la potenza “meccanica” della memoria, quanto la soggettività dell’individuo che può ricordare e dimenticare per ragioni non sempre razionali e misurabili. Il testo delle Confessions rappresenta non i ricordi ma Rousseau che ricorda. Non è un caso, infatti, che il primo esempio di memoria sperimentato dal piccolo Jean-Jacques sia quello del padre che crede di «revoir» nel suo bambino la moglie morta «sans pouvoir oublien» che proprio quel bambino gliel’aveva «òtee». La memoria del vedovo incapace di dimenticare è ossessiva, morbosa, “convulsiva”, piena di «regret amer), e ignora lo scorrere del tempo e l’elaborazione del lutto garantita dall’oblio. L’uomo che piange abbracciando il figlio e lo implora di restituirgli la moglie morta, e quarant’anni dopo essere rimasto vedovo muore «dans les bras d’une seconde femme, mais le nom de la première à la bouche, et son image au fond du ccun», è per Jean-Jacques la figura di una memoria piagnucolosa ed assoluta che si fonda su una presentificazione incompatibile con i meccanismi normali del ricordare e del dimenticare. Il vedovo non padroneggia quei meccanismi ed è schiavo di una memoria totale, indifferente al passare del tempo, che gli ripresenta i ricordi sempre uguali e dotati della medesima forma. Non è dato sapere se il ritratto del padre fatto da Rousseau corrisponda alla realtà, ed anzi si ha il diritto di sospettare che l’immagine del marito inconsolabile imprigionato nei ricordi sia stata creata dallo scrittore (benché sulla base di qualche dato reale) proprio per collocare all’inizio del suo racconto la differenza tra quel modo assoluto e indiscriminato di ricordare e un altro modo, selettivo e poetico, di cui fornisce alcuni esempi subito dopo. Una spia di questa volontà significativa è in quell’accenno al fatto che il padre, pur essendo rimasto fedele per quarant’anni alla memoria della prima moglie, sia morto fra le braccia di una «seconda»» donna. Come spesso accade nei testi autobiografici rousseauiani, questo dettaglio inserito con non-chalance mette in discussione il quadro edificante costruito fino a quel momento, quasi che Rousseau volesse insinuare il sospetto che quella fedeltà totale al ricordo della defunta sia nient’altro che una messa in scena. La figura del padre incapace di dimenticare si colloca, antifrasticamente, sulle soglie di un testo fondato su un modello molto diverso di memoria, selettiva e creativa, e dunque sull’uso diverso dell’oblio”.
Anglani, op. cit., p.15-16