Sono molto più d’un’orchestra, è una comunità di suonatori e ballerini. Vederli sul palco riuniscono quattro generazioni fra maestri e apprendisti, nati negli anni ’70 per le rassegne del folk revival in collaborazione con ricercatori, etnomusicologi e critici musicali, han suonato persino alla Scala e in altri luoghi prestigiosi; a differenza di altre realtà di rievocazione storica però, loro non si sono fermati al teatro, hanno osato di più. Han continuato a suonare anche per il ballo. Dove l’interesse andava diminuendo nei giovani, l’entusiasmo e la preparazione d’una giovane violinista ed etno-coreologa (che allora aveva vent’anni) l’ha rinnovato andando a colmare un salto di generazione; Placida Staro ha intervistato suonatori e ballerini, l’ha ripresi in video, ne ha ricostruito il complesso linguaggio inserendosi nella comunità locale prima come apprendista, poi a sua volta come maestra. Ed è accaduto l’impossibile. Questo non sarebbe stato possibile senza la partecipazione dell’intera comunità di Monghidoro.
Balli staccati, danze tradizionali
Da quell’immenso progetto di ricerca i Suonatori della Valle del Savena han tratto nuove energie. In quarant’anni si sono avvicendate molte generazioni, non sono mancati momenti difficili ma la comunità è sempre viva; nel 2015 festeggia il 40° compleanno, un’occasione per riflettere sul proprio passato e guardare al futuro. In uscita un libro che racconta per immagini la vita di questa ormai storica orchestra della provincia di Bologna. Cos’hanno di tanto speciale? Perché vengono a Monghidoro per ballare da tutte le regioni d’Italia? E’ proprio vero come si dice, che fan ballare anche i morti? Son domande a cui non possiamo rispondere noi, sarete voi stessi a farlo venendo a trovarci, partecipando alle nostre feste, leggendo le numerose pubblicazioni che troverete sempre disponibili, guardando il materiale video, frequentando il centro di documentazione. Può darsi allora che v’iscriverete alla scuola di musica e di ballo, se poi la condizione s’aggrava allora farete come han fatto in tanti: si son trasferiti direttamente a vivere qui, son diventati a loro volta ballerini e suonatori. Perché non è una semplice orchestra a festeggiare i 40 anni, è una comunità aperta.