Aurora Giglio, la signora della posteggia che insegna al conservatorio
Un ‘disciplinare’ per
la Posteggia napoletana.
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
Abbiamo parlato qualche tempo fa del caso di Pierpaolo Iermano, cantautore di Napoli entrato in conflitto con suonatori che vanno ‘alla posteggia’, ovvero suonando fra i tavoli, in alcuni ristoranti. In quell’occasione abbiamo riflettuto sopra una realtà che sta esplodendo, in molte città d’Italia da qualche anno. Ci siamo chiesti ad esempio per quale motivo questo tipo di problemi non esistessero, non in questa forma e soprattutto in queste proporzioni, nel dopoguerra, o nell’800, quando ‘si stava peggio’. Vorrei dunque riferirvi di una conversazione con Aurora Giglio, conosciuta a Napoli come la Signora della Posteggia, che può darci strumenti per capire meglio quel che sta succedendo non solo intorno al golfo delle sirene, ma in molte altre parti del mondo. Aurora è ricercatrice, organizzatrice di eventi, ha studiato al Dams, collabora con il Museo del Realbosco di Capodimonte e con il Conservatorio di Salerno. Le abbiamo chiesto di raccontarci cosa distingue un posteggiatore da un suonatore ambulante
Tutti si possono improvvisare cantanti girovaghi, questo è il punto da cui siamo partiti nel libro “Gli artisti di strada non sono mendicanti”. Ciò che distingue un posteggiatore è in primo luogo la padronanza della tecnica vocale, il vastissimo repertorio (si devono ricordare a memoria non meno di 300 testi e le relative parti strumentali, oltre alle ‘macchiette’), la capacità di relazionarsi con il pubblico, il saper riconoscere e superare le criticità, la conoscenza delle norme di ingaggio. In questo, tempi e modi sono immutati rispetto alla tradizione del passato. Sono cose che può insegnare solo un altro posteggiatore con i suoi maestri e cuncertino (musicisti). Non meno di tre anni per imparare il minimo indispensabile, molto di più per farla davvero bene. “Non è che tu puoi praticarla tutte le sere” spiega Aurora Giglio, “e poi ci vuole tempo per capire come comportarsi con il pubblico, per acquisire il repertorio. Insomma un posteggiatore deve saper sciogliere i conflitti e le tensioni che possono crearsi, non sollevarle”… (Continua a leggere)