La paura non conosce il nord. Chi semina odio recluta assassini

Danza del Bastone

Storia creata con
Dama Bianca,
il gioco delle parti

IL NULLA E’ COME L’INFINITO

Paura dell’ignoto, svegliarsi nel nulla. Un buio più scuro della notte, silenzio più assordante d’un sasso scagliato in assenza di gravità. Inodore, insapore. Non lo puoi toccare, perché non esiste. Potrei aver dormito disteso non so dove o forse non so quando, chi può dirlo. Una testa d’angelo senz’ali. La memoria è in ordine credo, penso di ricordare tutto tranne come con finito qui. Dentro, fuori, sotto, sopra, avanti, indietro. Categorie vuote. Il nulla è come l’infinito, puoi solo parlarne. Non sento il mio corpo. Non ha suono la voce. Seduto o forse in cammino, chi può dirlo. Non so nemmeno chi sono, in ogni caso non gioverebbe ad alcuno saperlo. Nel nulla non importa chi sei o cosa fai. Non puoi conoscerlo, per questo fa paura.

UN BASTONE DA PASSEGGIO

D’un tratto la sensazione di un’interferenza. Uno sbalzo di tensione, un lampo, uno schermo a bande. Mi sembra di toccare un oggetto, dal contorno si direbbe un ramo secco spezzato con un volatile intagliato a una delle estremità. Credo sia un bastone da passeggio. Lo impugno saldamente. La paura del nulla rende vulnerabili. Lo passo da una mano all’altra, cercando di afferrare un suono, un’immagine, un odore. Niente, solo un bastone. Potrei allungarlo in cerca d’un contatto con la realtà, sempre che esista ancora un dove nel non luogo in cui mi trovo.

La paura è consapevolezza dell’ignoto. Rende vulnerabile il mansueto, addestra a uccidere. Continuo a passare il bastone da una mano all’altra, potrei usarlo per scavare una buca fonda, picchiare le fronde di albero da frutto, scostare le foglie, le siepi, affilarne la punta per cacciare un cervo, cercarne altri come questo e costruirmi un riparo, un’imbarcazione, bruciarlo per scaldarmi. Ma il nulla fa paura e si sa, la paura nuota nel sangue. Per me è solo un bastone. Un’arma. Per difendermi non so da cosa, non so perché, ma sento che mi rincuora. Ho un bastone, sono pronto a combattere. Venite pure demoni della notte, vermi degli abissi, ombre del oltretomba, non mi fate paura.

La serie dei sei pittogrammi ricavati dalla lettura del tabellone, a partire dai quali ho scritto questo frammento. Un uomo che danza con un bastone in mano.

LA DANZA DEL BASTONE

Nel pensare queste cose mi assale una seconda sensazione, più inquietante della prima. Avverto le mie gambe, le sento muoversi. E’ una danza gioiosa. Il rullo d’un tamburo prima della battaglia. Ho un bastone, non temo il nulla. Le braccia si agitano convulse liberando un’improvvisa brama di sangue, predatore affamato in cerca della preda. Sono in piedi non so ancora su cosa, ruoto intorno a me stesso dondolando la testa come un folle. Il bastone è un’ascia da guerra, una spada in bronzo, una lancia, un moschetto, una baionetta innestata sul mio intelletto. Potevo usarlo per orientarmi nel buio, mi sorprendo a brandirlo per combattere nessuno.

La paura è sorella della morte. Crea la notte per rifugiarvisi dentro come un lupo ferito, braccato dalla propria stessa ombra. Dalle mie ossessioni ha ricavato il ramo secco d’un castagno, da quello un bastone, l’arma primigenia. Sono le armi a creare nemici, non il contrario. Nel nulla danzo scrutando nell’ombra, un terrore irragionevole mi muove da dentro come la mano d’un demiurgo sotto la gonna del burattino. Agito il mio bastone, continuando a percuotere il niente che mi circonda, tracciando segni nel vuoto, sibilando come una serpe, ululando come il vento, crepitando come il fuoco. Chi semina paura ha bisogno di nemici, si nutre del loro sangue. Lo vedrò apparire da un momento all’altro, non esiterò ad abbatterlo e nascondere la mano, perché un codardo nasconde sempre la mano con cui ha ucciso il fratello. Potevo orientarmi nel buio con quel bastone, ma la paura non conosce il nord. Chi semina odio, recluta assassini. (Continua)

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