Astro robot badante per anziani. Gli anziani raccontano. Interviste in casa di riposo. Libro, Ebook
Astro robot
Badante per anziani
INTERVISTE IN CASA DI RIPOSO
In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)
Articolo tratto da questo libro
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ISTITUTO PER LA RICERCA DOMOTICA
“Non mi piace perché insomma fa… impressione, ho paura mi venga una notte nella camera. E’ inanimato, non lo so se possa essermi d’aiuto. A’m pèr un diével, non è normale. Aiutarmi vuole una persona. La macchina che guida da sola lo trova il posto da parcheggiare, anche se piccolino. Uno pensa non posso parlare con la macchina, invece con quel robot lì parlo ma ripete sempre la stessa cosa. Io per dire oggi se ho la luna storta rispondo differente, domani non si sa, la macchina è sempre quella. Una persona che è sola ha bisogno mica solo di parlare ci vuole anche la compagnia, magari un po’ partecipato: se lei mi racconta una barzelletta mi metto a ridere, se mi dice una disgrazia allora mi commuovo. Questi telefonini vedo che il mio genero mia figlia ce l’hanno, anche la mia foto per me devono averla messa loro, lo usano per suo figlio tutte cose dei giochi. Una volta facevamo il dondolo con la corda ora non più, mio nipote leggeva molti libri d’avventura, Mandrake, io ho tutti i Tex Willer. Giocavamo a quella tombola coi piedi e giarò, nu’ i ciaméven giarò. Bisognava buttarli per aria e riprenderli. Dicevi: “Arancia, mandarino, mela” e in terra disegnavi la luna, quattro quadretti con un bastoncino. Un salto ogni quadretto. Poi quando arrivavi in cima dovevi pestare il quadro a zoppo galletto senza prender la riga. Una volta questi computer non l’avevamo, non si conoscevano ma non ne facevamo neanche la voglia”.
L’AFFETTO PRIMA DELLE CURE
“Mio nipote dice cosa vuoi mai saperne tu nonno, che a me dà anche un po’ fastidio, insomma sta poco bene. Le macchine sono dappertutto, mica è un fatto di oggi. Mio figlio il motorino appena a quindici sedici anni poi che è pericolosa van forte, fan la gara tra di loro: si trovavan sul sagrato della chiesa, a Bologna in via Murri; chiamavan gli amici in garage per farli andare un po’ più forte, l’ho saputa poi dopo questa cosa altrimenti l’avrei rimproverati. Me non mi toccò più di prenderlo il mio, che andò al figliolo e dopo due giorni ci arrivò la cartolina di saluti da Pisa. La mia bambina è andata a sbattere contro una macchina ferma, abbiam dovuto pagare i danni: son cose tutte utili ma poi ce ne son tante pure negative. Parliamo un po’ della televisione, zitti zitti s’è smesso anche di parlare, gli uomini volevano vedere il telegiornale e i bambini il Carosello, a mio cognato il suo datore di lavoro ne regalò una ma bella, pure mia zia lo stesso poi quando s’ammalò vide che non le aveva versato i contributi, hai voglia te di regalar televisioni! Prima non c’era il telecomando, bisognava andare là a muovere il tasto e quanti canali? Due, primo e secondo. Ora son tanti che alla fine paghi il canone, ma non vedi più niente. Diventa un’abitudine. Qui abbiamo tutti il televisore in camera però non lo guardo mai. Pensiamo a com’era prima, quando veniva sera s’andava a letto stanchi morti per quanto si lavorava tutto il giorno, la terra è fatica. Diceva mio zio: non devi sposare un contadino. Si mangiava in cucina con questo camino, mio marito andava in piazza tutte le sere coi suoi amici, da me venivano a giocare a carte o la tombola. Al sabato ogni volta una famiglia diversa, il nostro divertimento era di giocare a bestia. Avevo la macchinetta da far la sfoglia, ma a mano viene meglio perché la fai come ti pare a te: lunghezza e larghezza, vuoi mettere le tagliatelle? Da ragazzina la sfoglia tutti i giorni. Me il robot da cucina mai, sempre le mani, costano poi dei milioni devi passar la verdura puoi fare anche cinque minuti in più conta molto anche i soldi. Certo poi non tutta la tecnologia va male, insomma la lavatrice, la lavastoviglie che han fatto il conto consuma quasi meno acqua che lavare a mano; gli esami per la medicina, la Tac, i raggi (anche se farne troppi è male), le operazioni col laser agli occhi. La tecnologia va bene, finché non prende il sopravvento. Noi abbiamo bisogno d’affetto prima che di cure”.