Il caso di Boris Egorov. Artista di strada minacciato in Versilia.
Boris Egorov
Minacce all’artista
di strada
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
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Cresce la tensione. Stavolta è capitato a un personaggio noto da tempo in Versilia, molto amato dai bambini. Crea sculture volanti con le bolle di sapone. Ha ricevuto minacce con richiesta d’andarsene a lavorare da un’altra parte, possibilmente ritornare nel suo paese.
Di solito non lavora lì, dove sa bene di non essere gradito. Sullo sfondo, una zona d’interesse turistico da tanti anni favorevole agli artisti di strada. La domanda è come sia stato possibile arrivare a un’attrito così violento, lo stesso tipo di reazione si sta verificando in molti altri posti. Un’aggressività che talvolta si verifica persino tra gli stessi ambulanti o girovaghi, come nel caso di Bologna in cui un’assemblea di buskers ha chiesto d’allontanare il famoso Beppe Maniglia per via dei suoi alti volumi, episodio a sua volta pieno di contraddizioni.
E’ GUERRA APERTA
La solidarietà nei confronti di Boris Egorov non è in discussione, le autorità municipali hanno espresso la loro solidarietà all’artista. Il problema è capire per quale ragione il nuovo proprietario del negozio abbia manifestato un tale odio nei suoi confronti, sproporzionato rispetto alla situazione. Molte città sono state costrette di recente a rivedere il proprio regolamento urbano per l’ostilità di persone che sempre più spesso invocano l’intervento della forza pubblica o reagiscono con disprezzo alla presenza di questi ambulanti.
Ogni volta che un artista di strada viene multato, si deve pensare che il verbale è l’ultima fase d’un attrito sviluppatosi nel tempo, di solito inizia con una più o meno cortese richiesta di spostarsi, può crescere fino al reciproco sgarbo, alle minacce e solo allora coinvolgere l’uniforme. Non è dunque il singolo caso che dobbiamo guardare, ma l’episodio inserito in un quadro generale. Ad aggravare la situazione già critica una maggior disponibilità di telecamere, macchine fotografiche: ora è più facile riprendere scene di questo tipo, contribuendo così a inasprire il conflitto già evidentemente aperto.
LA STAGIONE
DEI FESTIVALS
E’ innegabile che il numero di artisti attivi sul territorio nazionale in questi anni sia aumentato. Ben pagati nelle manifestazioni sorte a centinaia sul modello del Ferrara Buskers e del meno noto, ma altrettanto fondamentale Mercantia a Certaldo. Parliamo di compensi talvolta interessanti, un giocoliere di vent’anni poteva fatturare metà dello stipendio mensile che normalmente percepiva un operaio generico, per far girare le palline un paio d’ore.
Parliamo di prestazioni in fattura, con tanto di Enpals e partita Iva. Il mercato s’era talmente sviluppato da far nascere un settore formazione gestito dagli stessi artisti di strada e un commercio di attrezzature in punti vendita specializzati. L’incredibile quantità di operatori cresciuti nella ‘cattività’ di queste rassegne organizzate era per lo più assente dalle piazze al di fuori di quelle occasioni. Con la crisi finanziaria dell’ultimo decennio, il crollo della piccola e media impresa, i tagli alla cultura e al turismo, gran parte di quei festivals han dovuto interrompere le trasmissioni lasciando senza lavoro tanti ambulanti che si sono riversati nelle strade senza più quella protezione istituzionale.
LAVORARE A ‘PIAZZA MORTA’
A quel punto, sono cominciati i problemi. Non tutti sanno che la modalità del festival segue una dinamica inversa rispetto alla cosiddetta piazza morta, se nel primo caso infatti è naturale imporsi e domare una folla quanto più numerosa, nel secondo la situazione cambia. L’artista di strada è costretto a negoziare un rapporto diretto con la cittadinanza scontrandosi nel quotidiano con la vita delle persone meno accoglienti, il tono è più moderato, non si gioca sull’assembramento ma sulla presenza nel territorio. Sentendosi protetti da regolamenti permissivi, molti hanno adottato nella vita di ogni giorno, senz’altro in buona fede, le stesse modalità di comunicazione delle rassegne organizzate. Col tempo, si sono verificati diversi attriti. Non si guadagna più a causa dell’alto numero di performers che offrono spettacoli sempre meno originali. Non si vende, ma soprattutto le città scoppiano e i cittadini infastiditi se la prendono con quelli più in vista. Quindi multe, alterchi, diverbi.
UN MILIONE DI LEGGI
E’ nelle parole dello stesso Boris che si coglie un malinteso. L’anziano artista è sicuro di sé, ha diritto a lavorare in quel posto o almeno è convinto di averne. Da un punto di vista legale in realtà non è così: una delibera comunale a favore degli artisti di strada non comporta l’autorizzazione a svolgere quel lavoro dovunque, nessun regolamento locale può scavalcare le normative nazionali che non riguardano soltanto l’esercizio del mestiere girovago ma investono aspetti diversi della professione, cambiano in base al tipo di equipaggiamento o all’eventuale prodotto dell’ingegno in distribuzione e sono collegate al rischio di incidenti per lancio di oggetti (diablo, clave o altro), per fondo stradale non sicuro (fuoco e vetri rotti, cherosene o sapone). Il solo modo per osservarle tutte è prenotare uno spazio pagando il suolo pubblico, provvedere alle autorizzazioni previste, al diritto d’autore e a tutte le restrizioni che caratterizzano l’intrattenimento dal vivo.
LA STRADA INSEGNA
Quale soluzione? Se non si vuole percorrere la via dell’istituzionalizzazione si dovranno adottare accorgimenti indispensabili a sopravvivere in condizioni di legalità parziale. In primo luogo mai imporsi, per nessuna ragione. L’artista di strada è un ospite, sta a lui rendersi gradito. In secondo luogo mettere da parte l’individualismo e non creare condizioni spiacevoli rispondendo aggressivamente a una minaccia, servirebbe solo a danneggiare tutta la categoria. Boris Egorov non c’entra con queste considerazioni, non direttamente almeno: la sua presenza risulta ben gradita sul territorio della Versilia, la giunta comunale di Viareggio ha preso le distanze dal negoziante. Il problema purtroppo è a monte, non bisogna mai tornare dove non si è graditi, né si deve rispondere a questo tipo di provocazione. Piuttosto, cambiare strada, conquistarsi nuove piazze. La situazione sta degenerando.