Artisti di strada, quando parlano di noi, diritto all’oblìo. Cosa dice veramente la legge sulla privacy. Street art tutorial.
Fra stalking e
informazione
Quando parlano di noi
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
Il lavoro dell’artista di strada si svolge di solito in luogo pubblico, meno spesso in locali privati. Può capitare che qualcuno ci riprenda in videocamera senza il nostro permesso, oppure scriva di noi contro la nostra volontà per esempio diffamandoci a mezzo stampa, o anche solo attraverso blogs, social networks e simili, magari pubblicando le nostre foto senza liberatoria, o addirittura potremmo finire in un libro scritto da qualcuno che ci sta antipatico, del quale non condividiamo il punto di vista. In questo breve articolo una guida alle principali nozioni da conoscere in merito: quando possiamo invocare il ‘diritto all’oblio’, il copyright oppure obbligare l’altro a togliere il nostro nome dall’articolo. Le informazioni qui riportate non costituiscono trattazione giuridica ma ricerca personale, in caso di dubbi consultare un avvocato.
Il diritto all’oblio è una forma di garanzia per tutelare i cittadini dalla diffusione sul loro conto di precedenti pregiudizievoli dell’onore di una persona, in particolar modo eventuali condanne penali o attività disonorevoli, possiamo dunque invocarlo quando sul nostro conto vengano diffuse informazioni palesemente false, diffamatorie, non documentate; non possiamo invocare la tutela della privacy rispetto a qualcosa che noi stessi abbiamo reso pubblico (soprattutto di recente) o che sia di pubblico interesse, salvo in caso d’ingiurie, offese personali, volgarità, oscenità e simili. In particolare il diritto all’oblio nella sua recente riformulazione deve tener conto sia del diritto di cronaca, sia della libertà d’espressione che proprio noi artisti di strada siamo in prima linea nel difendere: se qualcuno parla di noi o della nostra attività documentando quel che dice, non insulta né offende la nostra persona, pur non condividendo il suo punto di vista non possiamo invocare nessun diritto all’oblio. Si può eventualmente chiedere al motore di ricerca di deindicizzare un articolo o un video, ma solo a due condizioni: il fatto non dev’essere recente e non deve contenere informazioni d’interesse pubblico, se ad esempio qualcuno mette in giro un video di vent’anni fa in cui cantiamo stonati e ubriachi in osteria, allora possiamo chiederne la cancellazione. Se invece si parla di un nostro video degli ultimi due o tre anni, reso pubblico da noi, allora il caso è diverso.
Il controverso rapporto fra libertà d’informazione e diritto alla privacy, diventa ancor più delicato nel caso in cui siamo noi stessi personaggi pubblici, o comunque molto noti: in quel caso fa testo la citata legge 675/96 secondo cui «La sfera privata delle persone note, o che esercitano funzioni pubbliche, deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica». In altre parole, nessuno può fotografarci nudi in spiaggia senza il nostro consenso, non si possono divulgare i nostri fatti personali se non sono strettamente connessi alla nostra pubblica attività, ma si può parlare liberamente, senza offendere e senza disonorare, di quel che rientra invece nella sfera pubblica di quel personaggio. Come ad esempio avviene nella satira. Due parole vanno spese per capire cosa è pubblico o non lo è: se noi scriviamo un messaggio in posta elettronica, o una lettera, o parliamo di persona con qualcuno, il contenuto della conversazione è privato. Se invece… (Continua a leggere)