Artisti di strada. Come versarsi i contributi.

Per saperne di più:
Gli artisti di strada non sono mendicanti

Ho sentito che si stanno formando gruppi di lavoro per capire in che modo guadagnare giornate contributive col lavoro dell’artista di strada. Premetto che qualche anno fa sembrava un’eresia anche solo parlare delle tasse che la legge prevede sul cappello e si prendevano posizioni ‘estreme’ sulla non professionalità dell’artista di strada, mi fa piacere se la ricerca svolta e l’informazione portata anche da questo libro ha contribuito a una miglior consapevolezza sui temi fiscali e previdenziali. I problemi posti dalla nuova domanda vanno a sollevare una questione molto interessante, non più solo quella di osservare i doveri, ma di goderne i relativi diritti, acquisire cioè giornate contributive attraverso il cumulo dei redditi derivanti da lavori diversi, compreso quello dell’artista di strada a cappello. Cosa che ovviamente presuppone la professionalità del servizio, da non tutti condivisa e vedremo anche come risolvere questo aspetto della faccenda. In particolare, la questione delle giornate contributive è anche legata al fatto che un artista dovrebbe essere coperto, in quanto a contributi, anche per le prove, o per i laboratori, o per le giornate dedicate all’allestimento, non si lavora solo il giorno in cui fisicamente andiamo a fare uno spettacolo. Ora come vedremo, esiste già un inquadramento fiscale e previdenziale per gestire questo tipo attività nei termini e nei limiti che caratterizzano il nostro mondo, quello degli artisti di strada. La tendenza più comune infatti è quella di iscriversi all’ex Enpals, come vedremo quella non è la gestione contributiva più adatta a noi. Ora vi spiego come ho risolto il problema per me.

La gestione separata Inps
per gli artisti (Non Enpals)

Chi vuole pagarsi i contributi volontari come lavoratore autonomo dello spettacolo non deve iscriversi necessariamente all’Enpals ma può farlo aprendosi una posizione Inps, la cosiddetta gestione separata Inps, che dà gli stessi diritti di una pensione normale: l’assegno d’invalidità, la pensione anticipata e quella per anzianità, la pensione di reversibilità e così via. Bisogna a questo punto sottolineare alcune cose molto importanti, innanzi tutto iscrivendosi alla gestione separata Inps come artista, e non all’ex Enpals, quando il reddito rimane entro la fascia dei 30.000 lordi annui, come avviene per la maggior parte degli artisti di strada a cappello, la tassazione è del 5% sui guadagni (ricavi meno spese) per i primi 5 anni e in più avremo l’esenzione da Irpef, Iva, Irap, studi di settore e tenuta dei registri contabili. Se poi il reddito rimane addirittura al di sotto dei 15000 euro lordi all’anno, siamo nel regime forfettario e si paga una tassazione sostitutiva del 15% sul 78% dell’imponibile, in altre parole, aprirsi una partita Iva non più come lavoratori autonomi dello spettacolo, ma come liberi professionisti nella gestione separata Inps, conviene proprio per chi lavora molto a cappello, dal momento che di fatto con un 25% di trattenute si va a coprire anche la previdenza sociale e la pensione. Si deve pagare un minimo contributivo di circa 3500 euro all’anno da versare in due rate semestrali, a copertura delle giornate minime di contribuzione per maturare il diritto alla pensione. Ovviamente stiamo parlando comunque di un reddito superiore ai 5000 euro all’anno e un tenore di vita al di sopra della soglia di povertà, come avevamo già spiegato parlando di oneri fiscali degli artisti a cappello.

Posizione Inps, ‘Ex Enpals’

La gestione ex Enpals rientra in tutt’altro settore, che non ha niente a che vedere con l’artista di strada a cappello ma riguarda specificamente chi lavora in prevalenza con gli enti dello spettacolo, ad esempio le orchestre, le aziende che scritturano gli artisti, chi vuole concorrere per bandi pubblici e così via. In quel caso, quando per esempio si lavora per un teatro stabile, o per un’agenzia con esclusiva e così via, è il datore di lavoro (non l’artista) che deve anche provvedere all’agibilità, ma il versamento dei contributi sale per lui al 33% sull’imponibile in modo tale che tutte le giornate lavorative maturate, pur non coprendo l’intera mensilità di un lavoro dipendente, possano coprire anche in parte le giornate per le prove, l’allestimento e così via. Chi lavora in Enpals non può inoltre godere dell’esenzione da Iva, Irpef e Irap, non ha la tassazione fissa al 5% per i primi 5 anni e al 15% per i successivi. Rimane inoltre l’obbligo di dichiarare il nostro cappello fra i redditi diversi, ma attenzione! Dovremo pagarci sopra più della metà sull’imponibile fra redditi diversi e contributi. Questo il problema, per cui normalmente le donazioni o liberalità non vengono dichiarate dagli artisti, con tutti gli svantaggi e le responsabilità che comporta un reddito ‘sommerso’ quando superi una certa soglia nel bilancio, ovvero quando influisca sensibilmente sul tenore di vita. A conti fatti, l’Enpals non è pensata per gli artisti di strada ma per i lavoratori dello spettacolo. Dipendenti di agenzie, teatri, che lavorino nel pubblico o nel privato prevalentemente a cachet, non liberi battitori con reddito al minimo. Per un artista di strada a cappello è molto più conveniente il regime forfettario o dei minimi ovvero la gestione separata Inps, mentre il lavoratore autonomo dello spettacolo, ovvero chi lavora prevalentemente a ingaggio, troverà senz’altro più conveniente provvedere a un’integrazione pensionistica privata, con un fondo assicurativo.


La differenza tra chi lavora prevalentemente a cappello e chi lavora prevalentemente a ingaggio non è solo ‘ideale’, ma concreta e si rispecchia anche nel diverso inquadramento fiscale.


Reddito misto e secondo lavoro

Un discorso a parte va fatto per il reddito misto, ovvero chi svolge più lavori per vivere. In primo luogo si dovrebbe verificare la compatibilità fra mestieri diversi, ad esempio per i dipendenti pubblici vi sono alcune limitazioni diverse da una posizione all’altra, ad esempio non oltre un certo numero di giornate lavorative all’anno e comunque a condizione che il reddito secondario non entri in conflitto con gli impegni di quello primario, che l’orario del secondo lavoro non coincida o che il secondo lavoro non comporti una concorrenza sleale rispetto al primo, o che la collaborazione secondaria non comporti una fuga di segreti professionali previsti per le altre collaborazioni in essere e così via. Questo discorso non è valido solo per l’artista di strada a cappello, ma per tutti i redditi secondari che andremo a mettere insieme. Una volta chiarita la posizione principale all’Agenzia dell’Entrate, tutti gli altri redditi andranno registrati come secondari e daranno diritto a tante giornate contributive, quante saranno le somme dichiarate. Il lavoratore dipendente di solito ha una copertura previdenziale piena e non ha bisogno di recuperare giornate lavorative, in ogni caso i versamenti volontari sono molto costosi, in quel caso l’opzione alternativa resta sempre quella di una pensione integrativa privata. Nel caso in cui si percepiscano più buste paga e nessuna di queste da sola possa dare una copertura sufficiente a maturare le giornate contributive necessarie, queste si andranno a integrare nel Cud e i redditi secondari andranno a coprire quel che manca al reddito principale.

Conclusioni

L’artista di strada a cappello può aprirsi una partita Iva come libero professionista nella gestione separata Inps, senza ricadere nell’ex Enpals. Quando il reddito complessivo rimanga al di sotto dei 30.000 euro lordi all’anno, avrà un 5% di oneri fiscali da pagare all’anno per i primi 5 anni, poi dopo diventa il 15% sul 78% dell’imponibile, non potrà scaricare le spese ma non è soggetto a Iva, Irpef, Irap. In due rate semestrali dovrà versare una quota minima di circa 3500 euro all’anno per i contributi previdenziali e questi possono derivare anche in buona parte dalle donazioni o liberalità, ovvero dal cappello. Vale l’autocertificazione e in caso d’ispezione fiscale, il tenore di vita. Il reddito dichiarato, pur provenendo dal cappello, non risulterà più ‘sommerso’, ma sarà documentabile, vale a dire che la dichiarazione stessa costituisce documento comprovante il reddito e allora si, potremo anche andare in banca a chiedere un finanziamento, un mutuo per la casa o come nel drammatico lockdown di questo inverno, il sussidio Cura Italia. Questo naturalmente non impedisce di collaborare occasionalmente con enti e aziende nel settore dello spettacolo, alle quali andrà l’onere di aprire un’agibilità ex Enpals limitata alla collaborazione singola, che tuttavia non rientrerà nel reddito principale e dunque avremo alcune limitazioni: ad esempio, non potremo percepire più dell’80% del nostro reddito dallo stesso ente, né potremo lavorare più di 30 giorni all’anno nello stesso luogo e così via. Per tutti i casi diversi da questo, è consigliabile la pensione integrativa, oppure mettere insieme un numero minimo di collaborazioni che consenta la copertura piena delle giornate contributive.

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