Infoterapia. Gioco d’azzardo, la fortuna non paga debiti.
Il gioco d’azzardo
E’ una malattia,
non possono più lasciarlo
In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)
Articolo tratto da questo libro
Scarica il Pdf | Epub
Il gioco d’azzardo è un argomento drammatico ancora al giorno d’oggi, come al tempo in cui Garibaldi proibiva il gioco del Lotto perché degli sciagurati si rovinavano mandando sul lastrico intere famiglie. Un vizio, una malattia. Si pensa che sia un problema moderno a volte, ma nella vita di tante persone anziane l’ombra della rovina per debiti di gioco incombeva come un rischio sempre dietro l’angolo e in primo luogo le mogli erano chiamate a imporsi governando il patrimonio, quando potevano. La redazione s’è riunita in casa di riposo per discutere il problema.
Una volta era proibito
Mi ricordo quel delitto che avvenne, è stato così l’uomo andava a giocare e qualche volta arrivava a casa il mattino ubriaco, maltrattava la moglie, la picchiava, il figlio si è stancato di veder sempre questo, ha preso il suo fucile , s’è nascosto, quand’è passato gli ha sparato. Così il figlio ha ucciso il padre. S’era mangiato tutto col gioco. Non solo lui ma anche altre persone hanno quel vizio e non lo lasciano davvero, chi lo sa perché gli viene. Ne ho sempre sentito parlare la gente, capito? Molti si trovavano poi senza soldi, a forza di andarci non sono più capaci, devono sennò stanno male è come una malattia; se perdono diventano cattivi. Si legge anche sul giornale, bevono del vino e allora finisce male; una volta è successo anche a me, ho perso la tredicesima giocando a Bestia in caserma, mia moglie disse: “Ma qua e là!”, dopo le scuse e insomma però della roba piccola, secondo che donna è potrebbe fare molto per impedirlo, ce n’è di quelle mogli che li domano e delle altre che le prendono, meglio le prime per me. Un signore anziano si giocava tutta la pensione, non sapeva farne a meno, la padrona del bar allora ha chiuso le macchinette che ora danno dei premi a chi lo fa, ma il gestore di quell’affare là poi ha chiesto il risarcimento. Una volta erano proibite, non davano il premio in denaro ma solo altri gettoni per giocare, poi non si sa come s’è fatta una legge che ha sdoganato. Alcuni iniziarono in camuffa dando il caffè, la consumazione, poi se non lo volevi allora prendevi l’equivalente in denaro e da lì s’è partiti. Conosco persone che si sono rovinate.
Se è legale puoi controllarlo
Proibire le scommesse e il gioco d’azzardo secondo qualcuno può essere un deterrente, intanto i minorenni non possono proprio entrare nel casinò, certi posti se vedono uno accanito cercano di controllarlo; come la legge che l’oste non può dar da bere a un ubriaco, in teoria va in galera. Serva o non serva proibirlo non lo so, il problema è che fanno le bische clandestine, allora non cambia niente anzi, finisce in tasca alla malavita. Ne abbiamo solo quattro in tutta Italia di casinò, han proposto di farne uno in ogni regione così almeno la polizia può entrare a tenerli sotto controllo, anche perché la criminalità poi tira a guadagnarci e li trucca, ora l’hanno aperti in Slovenia e sono in mano alla mafia. Se è legale puoi guardare nel libro dei conti! Il paradosso è come nel monopolio del fumo, il governo mette l’avviso e poi guadagna nelle tasse, lo stesso col gioco, dal lotto, dai gratta e vinci, lo Stato prende un sacco di soldi così in pratica fa come il biscazziere. Non va tanto bene, ma anche proibirlo serve a poco. Quando hai la malattia muori di fame, vai a rubare fai qualsiasi cosa. L’assurdo è proprio questo, mi fischia l’orecchio perché una volta ne abbiamo parlato sulle case d’appuntamento, vennero chiuse per quel motivo là ma è servito solo a mettere per strada le prostitute, ancora peggio di prima.Ora per Bologna non si gira nemmeno di giorno; lo stesso discorso vale per il gioco d’azzardo, vero che lo stato ci guadagna ma almeno così lo controlla e può togliere un po’ di margine ai malviventi.
La famiglia Grattoni
Ora se ne parla pochissimo perché hai la lotteria della Befana che vanno dei miliardi e insomma va bene il monopolio ma l’importante è che se ne parli, se organizzo la tombola in parrocchia per raccogliere dei soldi da dare ai poveri debbo pagare delle tasse, mi sembra un’assurdità totale perché è una beneficenza; come se vado in banca a versare dei soldi alla croce rossa devo pagare anche per le tasse, un paradosso. Vedo alcune donne da me a San Lazzaro delle giornate si mangiano tanti di quei soldi, stanno sempre lì a sperare di vincere, un brutto lavoro. Non smettono niente, vinci cento e te ne sei giocati duecento è quella lì la faccenda, da noi una famiglia intera stanno delle ore la fuori a grattare marito moglie e parenti, quando vanno via loro sul tavolo c’è due dita di quei cosini, la famiglia Grattoni li chiamiamo. Te la ricordi te la canzone,
Ho giocato tre numeri al lotto
venticinque, sessanta, trentotto
li ho giocati convinto perché
usciranno tutti e tre
E’ un po’ una pubblicità al lotto, un pochino forse, vorrei sapere se sono poi usciti quei numeri; ai giovani vogliamo dire che il gioco dev’essere un divertimento da fare ogni tanto e come tutti i divertimenti deve avere una durata breve, essere saltuario, se stai sempre lì diventa un lavoro. A parte il fatto che una volta ho provato e non capisco nemmeno il gusto, sarebbe capace anche il mio cane con la zampina o forse la gallina che ha meno cervello di lui, premi un bottone e finisce subito. Poi se uno li avesse potrebbe anche spenderli come gli pare, il guaio è se non li hai, un signore in una notte si giocò dei milioni e non li aveva, la famiglia ha dovuto intervenire. Anni fa mi ricordo al casinò ho visto i più grandi cantanti, dei balletti bellissimi, spettacoli di magia, prestigiatori, ci si poteva andare con la famiglia: il marito magari giocava, la cognata si metteva nell’altra sala dal piano bar, io invece nel teatro. Ora c’è poco e di pessima qualità perché tutto lo spazio è dedicato al gioco, anche l’orchestra non serve mica più, è diventato solo per il guadagno. Insomma c’è poco da dire, inutile farsi illusioni. La fortuna non paga i debiti.