Giornale Anpi, “Canta di Roncastaldo”. La testimonianza di Guido Minarini
Canta di
Roncastaldo
Pubblicata sul giornale dell’Anpi
Ho ricevuto con piacere da Vittoria Comellini una copia dell’articolo pubblicato questo mese nel giornale dell’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, nella quale si riporta il testo della mia canzone dedicata ai morti di Roncastaldo, barbaramente decapitati a colpi di scure a poche ore dalla liberazione del paese dai nazifascisti. Nell’articolo è messa anche in evidenza la strofa della discordia, quella che venne censurata dall’allora sindaco di Monghidoro Marino Lorenzini l’anno in cui venne cantata per la prima volta. Nessuno di noi allora ne comprese il motivo, dato che la strofa segnalava semplicemente il rifiuto da parte di alcuni sindaci neofascisti nel dopoguerra di rendere omaggio alle vittime di quell’eccidio. L’episodio destò molto stupore tra i presenti, ancora oggi Guido Minarini intervistato nell’articolo ricorda il mio disappunto in quel giorno ormai lontano, per quel gesto considerato irragionevole.
Pubblico volentieri qui sotto la riproduzione dell’articolo ricevuta da Vittoria. Con l’occasione invito a leggere le prime lettere di ogni verso, messe in fila danno il titolo di alcuni articoli pubblicati sul giornale negli anni in cui i sindaci di Monghidoro mancavano alla commemorazione di quei morti. Ho incorporato a inizio pagina la canzone dalla voce di Maria Calzolari, Maria Carrugi e la stessa Vittoria, in fondo il toccante discorso di Guido, da me ripreso il 25 Aprile scorso, nel quale si può ascoltare anche la parte successiva a quella riportata nel giornale, che ha suscitato in tutti noi profonda commozione. Ringrazio l’Anpi dell’attenzione che ha dedicato a questa mia canzone, quella che forse ha avuto più risonanza mediatica nel mio repertorio, pur essendo cantata in dieci anni solo una volta all’anno e non da me. Sono grato anche alla famiglia Calzolari, per avermi condiviso con me il suo dolore e per aver preso una posizione tanto decisa nel riportare l’attenzione su questo criminale assassinio per lungo tempo rimasto dimenticato.
L’eccidio di Roncastaldo
Musica tradizionale cantastorie
Parole di Federico Berti
Figlio mio lo voglio cantare
Anche se per qualcuno è un’offesa
Se quel crimine ancora gli pesa
Che il fascismo rivuole portar
In quei giorni la guerra fu persa
Si attendeva il passaggio del fronte
Tra le opposte fazioni sul monte
Il paese si andava a schierar
Al mulino che è sotto Piamaggio
S’una piccola radio a galena
Socialisti coll’anima in pena
Ascoltavano le informazion
Si nascondono gli antifascisti
Son dispersi alla macchia nel bosco
In quei mesi l’autunno era fosco
Non avevan vestire o mangiar
Inzuppati dal fango e dal freddo
Fanno presto un rifugio a trovare
Una moglie che voglia rischiare
Ospitarli quel triste mattin
Richiamati da un vile impostore
I tedeschi alla porta han picchiato
D’ammazzare i parenti han giurato
Andar via dovranno di là
L’hanno presi con quella minaccia
L’han trovati leggendo un biglietto
Il vigliacco sarà maledetto
Traditore che li denunciò
Arrivò un altro senza fortuna
Lamentando aver visto i soldati
Ignorando ch’eran gli alleati
Al nemico si va a consegnar
Disse uno di quegli aguzzini
E’ il momento che ognuno aspettava
Ma il soldato la sposa indicava
Opportuno è sparire di là
Cara moglie io qui ti saluto
Raccomando i compagni vicini
Agli albori di altri mattini
Zapperemo la terra del ciel
Il plotone si mise in cammino
A torture li vuol sottoporre
Andran là dove il Lognola scorre
Prigionieri in un vecchio porcil
All’atroce violento supplizio
Rovinati a colpi di scure
Oltraggiate le teste sicure
La barbarie fu senza pietà
E un compagno fuggito al macello
Non sappiamo per quale ragione
Ora vive in un’altra nazione
Né qualcuno lo può ritrovar
Barattando un cordiale silenzio
All’insegna delle istituzioni
Son mancati alle celebrazioni
Tanti sindaci di Monghidor
A quei morti che parlano ancor