Problemi con l’amplificazione fai-da-te.

Amplificare il tuo one-man-band

Problemi con l’autocostruzione

Tratto da F. Berti,
Gli artisti di strada non sono mendicanti

Non è la prima volta che me lo chiedono e così ritorno sull’argomento, ne avevo parlato in questo articolo con un breve quadro sulla preistoria delle amplificazioni portative dall’epoca di Otto & Barnelli a quella del Wi-Fi, e in quest’altro sull’impiego di alimentazione a batteria solare per strumenti ad alto assorbimento come tastiera e pianoforte elettrico. In questo articolo parliamo di auto-costruzione.

Se lavoriamo a piazza morta dove non vi siano altri artisti di strada nelle vicinanze, il consiglio è partire sempre da una situazione che non richieda nessuna amplificazione, non mi stancherò mai di ripeterlo. Non saremo così soltanto più leggeri, ma avremo occasione di esercitarci a sfruttare l’acustica naturale dei luoghi o, per chi usa la voce, i risuonatori interni del nostro corpo, che è già di per sé un’arte. Inutile urlare in un microfono se poi non impariamo a usare il diaframma e gli armonici della voce, all’amplificazione passiamo solo quando siamo consapevoli di poterne fare a meno. A volte potremmo trovarci nelle condizioni di dover perseguire l’obiettivo inverso, cioè aumentare la potenza del suono; in questo caso, avendo comunque un po’ di suolo pubblico assegnato, la tendenza è portarsi dietro amplificatori, invertitori, o quei nuovissimi impianti voce pensati per il busking che ormai si vendono anche al Media Center. Hanno una potenza fino a 150 Watt reali, sono alimentati al litio e si ricaricano in due ore nei bagni dell’autogrill. Il problema è che poi tutto il resto rimane sempre legato alla vecchia concezione da fronte del palco, per cui si vedono il solito microfono coll’asta, le pedaliere in terra, il groviglio dei cavi, lo sgabello e la birretta… (Continua a leggere)


Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti


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