L’apostolo dei peperoni. Alex Meixner one man band. Testimonal Hormel.
Peperoni Hormel
Alex Meixner one man band
Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti
Alex Meixner è un apprezzato suonatore di fisarmonica negli Stati Uniti; collabora con musicisti preparati, ha un seguito di ogni età, una società di management che gli cura il booking e la promozione, riempie teatri, tendoni, suona davanti a un pubblico sempre molto numeroso; nel materiale audiovisivo disponibile in rete non compare mai sulla strada al di fuori di contesti organizzati, potremmo dire che se ha mai praticato il busking indipendente è stato molto bravo a nasconderlo. Abile concertista, lo si vede per lo più sul palco sostenuto da una batteria al completo, sezione fiati e talvolta una seconda fisarmonica.
Nel 2016 partecipa alla produzione di alcuni video per la Hormel Foods, azienda fondata nel 1891 con sede nel Minnesota e 40 stabilimenti nel mondo; veste i panni dell’uomo orchestra ambulante con una batteria portativa sulle spalle che reca il marchio della compagnia nella pelle della grancassa, ripreso per lo più nei locali pubblici e nei centri commerciali dove esegue un repertorio minimale focalizzato sul nome del prodotto. Indossa un costume di scena che ricorda le ‘uniformi’ dei grandi franchising alimentari, secondo la moda americana. Non risulta alcun sistema per la raccolta delle offerte liberali, si direbbe che proprio non ne senta il bisogno: trattandosi d’uno spettacolo sponsorizzato il rapporto economico segue una logica più simile a quella del ‘pazzariello’ napoletano pagato da un privato per annunciare un messaggio al pubblico. Mancando l’estemporaneità della performance e l’economia del dono remunerativo, si configura come un ‘testimonial’ che con l’arte di strada cosiddetta a cappello non ha molto in comune. Vedremo ora in che modo ciò influenza la struttura della macchina musicale e la dinamica della rappresentazione.
Gli elementi che compongono l’orchestra portativa di Alex Meixner sono gli stessi del noto Carosello Doria, una semplice grancassa con charleston sormontato da una corona di cembali; il cavo di quest’ultimo attraversa l’interno del tamburo percosso dalla mazza laterale, questa viene azionata da un pedale per batteria, sistema che i buskers moderni hanno abbandonato da diversi anni perché pesante, voluminoso e poco funzionale; alla base percussiva si aggiungono la fisarmonica, occasionalmente una tromba nella mano destra .Non possiamo valutarne la solidità e resistenza nelle lunghe sessioni di strada, è nel complesso un sistema minimale che non distrae lo spettatore dall’informazione disposta centrale, ovvero il marchio Hormel; anche i colori sono stati scelti con cura, le stesse dominanti cromatiche del vegetale promosso nella performance: rosso e giallo come un peperone, per l’appunto. Mancano cembali, campanelli, un supporto per gli strumenti a fiato davanti alla bocca, non porta i segni dell’impiego reale in piazza che sono in particolar modo un progressivo sbiadire dei toni, ombre e graffi sulla pelle del tamburo, ammaccature quasi inevitabili nella struttura, ottoni meno brillanti, lo stesso vestito si direbbe fin troppo pulito per essere veramente reduce da un’attività faticosa e quotidiana nello spazio urbano; particolarità da non trascurare l’impiego d’un sostegno per suonatori da banda al quale viene ancorata la batteria, in vendita nei negozi di musica ma raramente adoperato dagli artisti di strada: progettato apposta dall’industria musicale per rendere il carico sulla schiena leggero, ergonomico, ortopedico e anatomico, rappresenta forse l’aspetto più innovativo in questa macchina ma la funzione sembra essere in questo caso più visiva che altro. (Continua a leggere…)