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Attilio Bislenghi, Il culto di Santa Liberata, martire aquitanica

Jheronimus Bosch, Trittico di Santa Liberata, Venezia, Gallerie dall’Accademia

Attilio Bislenghi,

Il culto di Santa Liberata, martire aquitanica,

in: ‘Geotema’, 21/8, pp.59-sgg, Scarica l’articolo (Pdf)

Abstract di Federico Berti:

Le reliquie di una Santa Liberata, martire di Aquitania, giungono a Sigüenza (Castiglia) nel 1124, portatevi da Bernardo di Agen, vescovo benedettino francese ma soprattutto monaco guerriero che fu anche signore feudale del posto, subito dopo la reconquista del territorio al dominio islamico. Secondo la tradizione aquitana, si trattava di una donna cristiana martirizzata nel 139 d.C. per essersi rifiutata di abiurare la sua religione, le fonti agiografiche più rilevanti sono gli Atti del 1117, due bolle papali (Callisto II, Lucio II) e alcune lettere ducali che ne attestano il culto in Aquitania. Le reliquie erano custodite a Sainte-Livrade-sur-Lot, un paese che con ogni evidenza portava il suo nome. Interessante l’analogia tra il nome di Liberata e la liberazione dal dominio islamico. Dal XIII secolo il culto si diffonde in Castiglia, Andalusia, Galizia e Catalogna, nel Seicento raggiunge il Nuovo Mondo (Panama, Perù) e l’Italia (Liguria, Calabria). Un falso storico attribuito al gesuita Jerónimo Román de la Higuera la associò a Wilgefortis, che in quel periodo veniva rappresentata come una santa crocifissa con la barba, ciò finì per alterare l’iconografia tradizionalmente attribuita alla martire aquitana, ceh invece veniva solitamente rappresentata con un pugnale, o decapitata.

Il patronato di Santa Liberata sulla città di Sigüenza è stato comunque abolito nel 1961, in favore della Vergine Maria, proprio per via delle contraddizioni agiografiche, tuttavia il culto sopravvive in America Latina e in Italia. Sulla sua diffusione nel marchesato di Finale Ligure, nel periodo della dominazione spagnola, si pensa che vi sia stata portata nel Seicento da mercanti e militari, o da pellegrini sulla via per Santiago, si venne a stabilire un centro cultuale importante al Santuario di Verzì di Loano; manca purtroppo la documentazione, a causa di incendi e dispersioni. Studi moderni di A. Bislenghi e riferimenti a storici come G. Schnürer e J. M. Ritz, chiariscono le contaminazioni con Wilgefortis. Il culto di Santa Liberata è dunque da ricollegarsi alla reconquista spagnola, alle strategie di legittimazione feudale, alle contaminazioni culturali e ai conflitti agiografici. Se in Europa il culto è in declino, in America e in Italia presenta ancora uan certa vitalità.

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