L’osteria inclinata e il ballo delle ombre.
L’osteria inclinata e il ballo delle ombre
Tra decadenza urbana e resilienza umana
Gaia Penelope Terenzi, ‘L’. Tangenziali arti felici n.1/2025
Nel cuore di una Bologna decadente e surreale, Il Faro si erge come un racconto di straordinaria intensità emotiva e narrativa. L’autore, con uno stile incisivo e ironico, ci conduce attraverso le crepe (letterali e metaforiche) di una città che si sgretola sotto il peso del tempo e della storia. Più di una semplice narrazione, Il Faro è una finestra aperta sul mondo, uno specchio che riflette con cruda sincerità le contraddizioni e i paradossi della nostra società.
L’osteria di Osvaldo, protagonista silenziosa del racconto, si trasforma da luogo fisico a microcosmo dell’intera Bologna. Le sue fondamenta instabili e il pavimento inclinato diventano metafore di una società in bilico, in lotta per mantenere una parvenza di normalità in mezzo al caos. Bologna, dipinta come una città viva e stanca, è tratteggiata con maestria: i portici, le case sventrate, i calcinacci, e quella nebbia penetrante sono descritti con un realismo che si mescola al lirismo.
L’“ecomostro” del Faro, con la sua architettura grottesca e invasiva, incarna un simbolo potente della modernità deformata. È una torre che divora tutto, un’ironia architettonica su cui l’autore si sofferma con affilata intelligenza. La scelta di accennare al passato glorioso e al presente deturpato della città aggiunge profondità storica al racconto e arricchisce il contesto.
Se l’ambientazione è una protagonista a sé stante, i personaggi non sono da meno. Osvaldo, il narratore, ci guida con una voce ironica e disincantata, capace di passare dalla critica sociale alla riflessione intima con naturalezza. La sua osteria diventa il palco su cui si muovono figure come Primizia Fardello e Nehat, che rimangono scolpite nella memoria del lettore.
Primizia Fardello, regina della scapigliatura bolognese, è un personaggio dirompente. Con il suo aspetto fuori dagli schemi, la voce roca e le poesie beat, è una figura che sfida ogni convenzione.
La sua ironia e il suo carisma, così come il suo ruolo quasi maieutico nei confronti dei più giovani, la rendono un personaggio che oscilla tra il grottesco e il sublime.
Nehat, il giovane giardiniere macedone, rappresenta la fragilità e la resistenza dell’individuo schiacciato da un sistema spietato. La sua innocenza iniziale e il graduale risveglio alla realtà sono resi con una delicatezza e una profondità che lo rendono il vero cuore emotivo del racconto.
L’autore dimostra una straordinaria capacità di bilanciare toni diversi. L’ironia tagliente attraversa tutto il racconto, ma non soffoca mai la malinconia sottesa alla narrazione. Le battute caustiche e i dialoghi vivaci sono strumenti per svelare le crepe dell’animo umano e per riflettere sulle dinamiche di potere e sfruttamento.
La riflessione sull’automazione, sulla precarietà del lavoro e sul tempo libero trasformato in alienazione è un tema attualissimo, trattato con intelligenza e senza moralismi. Il finale, con le voci di Primizia e Nehat che si perdono nella notte bolognese, lascia un senso di amarezza e speranza al tempo stesso, un’eco che risuona a lungo nella mente del lettore.
La scrittura è una delle grandi forze di Il Faro. L’uso sapiente del dialetto, l’attenzione ai dettagli sensoriali e la capacità di creare immagini potenti rendono il racconto un’esperienza immersiva. Ogni frase è cesellata con cura, e l’alternanza tra descrizioni poetiche e dialoghi vivaci crea un ritmo che tiene il lettore incollato alla pagina.
Il Faro è molto più di una semplice storia ambientata a Bologna: è un ritratto vivido e penetrante delle fragilità umane, delle contraddizioni sociali e delle speranze che sopravvivono anche nei contesti più desolanti. Con personaggi memorabili, un’ambientazione che respira e uno stile brillante, questo racconto si impone come una delle opere più significative del panorama narrativo contemporaneo. Una lettura imprescindibile per chi cerca narrativa capace di intrecciare riflessione sociale, ironia e profonda umanità.