Goldreik U tra neo-machismo e guerre nucleari

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Goldreik-U tra
neo-machismo e apocalisse

Articolo di Federico Berti

Il nuovo anime Goldreik U ha suscitato opinioni contrastanti tra fan storici e nuovi spettatori. Vorrei fare alcune considerazioni su questa reinterpretazione, sottolineando perché lo shitstorm diffuso contro un Actarus ‘diverso’ non mi convinca, ma soprattutto ragionando sul vero problema di questa produzione, ovvero la riesumazione di un cadavere direttamente dalla Guerra Fredda e il superamento del tabù intorno alle armi nucleari di cui si sta facendo largo impiego in tutto il mondo, nonché l’aspetto religioso introdotto nella ‘mistica’ del personaggio: Goldreik non è solo un robot, ma un dio. Se c’è una cosa di cui non abbiamo bisogno, è un’altra guerra di religione. Ma di questo, naturalmente, non si parla. Che senso ha protestare per il tormento interiore di Actarus, quando le immagini di quelle città devastate le abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, da Mariupol a Gaza?

Non vedo nulla di sbagliato nel rimaneggiamento di un ciclo epico: i classici vanno reinterpretati e adattati alla realtà, questo è particolarmente vero per un personaggio come Goldrake, che ha più di cinquant’anni e riverbera in noi l’eco della Guerra Fredda. È naturale che una storia così iconica possa produrre varianti nel corso del tempo, la capacità di evolversi con la società è fondamentale. Da questo punto di vista, niente di nuovo sul fronte orientale. Prendiamo Actarus ad esempio, nella versione originale il protagonista era spesso rappresentato in modo insopportabilmente machista, l’uomo a una sola dimensione, quella del superuomo. In questa nuova interpretazione è pieno di dubbi, tormentato da dilemmi etici. Perché mai questo dovrebbe rappresentare un problema? Ricordo quando ero bambino e vedevo città devastate dai combattimenti dei robot; mi chiedevo sempre che fine avessero fatto le persone coinvolte. Nella nuova serie, Actarus piange per le vittime, elemento emotivo che mancava nella versione originale: desidera distruggere Goldreik perché lo considera troppo potente e pericoloso, il suo intento di sacrificare sé stesso gettandosi nel Sole con il robot rappresenta una crisi di coscienza profonda che riflette preoccupazioni moderne intorno alla guerra e alla distruzione. Questo tema era assente allora, ma adesso risuona in un mondo in cui la minaccia nucleare è quanto mai presente.

Dal punto di vista grafico, Goldreik-U presenta un’estetica moderna che non dimentica l’originale. Le rielaborazioni visive sono coerenti, mostrano l’evoluzione della tecnologia nell’animazione ma sempre nel rispetto dell’originale. Ho sentito critiche riguardo al montaggio e al taglio di alcune scene, ma personalmente non ho trovato queste scelte incompatibili con il ‘ciclo epico’; anzi, penso che migliorino la narrazione rendendola più attuale.

Ho visto solo le prime quattro puntate, quindi non posso prevedere come evolverà la storia. Tuttavia, ritengo che lo shitstorm levatosi da ogni parte contro Goldreik U (sempre da parte maschile) sia sintomatico di una rigidità culturale e di un machismo diffuso. Ricordo le polemiche sui cartoni animati degli anni ’80 e il dibattito sulla violenza nei media, un tema che interessò anche Umberto Eco al tempo del suo studio semiotico sul Superuomo di massa. Goldreik U rappresenta un passo avanti in questa direzione, dimostrando che i classici possono essere reinterpretati senza perdere il loro spirito originale.

Mi sorprende semmai che non sia stato affrontato il vero nodo controverso, intorno a questa produzione: ovvero, il motivo per cui è stato riesumato il cadavere di un manga degli anni ’70, questo ritorno al clima apocalittico della Guerra Fredda, nella quale siamo ripiombati in modo inquietante. Il sospetto cioè che questo remake sia sostanzialmente orientato a renderci meno insopportabili le armi nucleari, cui si sta facendo largamente ricorso nelle guerre attualmente combattute dalle grandi potenze industriali e post-capitaliste in tutto il mondo. Che insomma alla fine Actarus sia destinato comunque a combattere le flotte di Vega servendosi di quella stessa arma mostruosa che voleva distruggere. Questo mi spaventa, ma non c’entra con la produzione del manga, c’entra semmai con il grande baco che abbiamo nella testa. Vorrei ragionare inoltre sull’aspetto religioso introdotto nella ‘mistica’ del personaggio: Goldreik non è solo un robot, ma un dio. Se c’è una cosa di cui non abbiamo bisogno, è un’altra guerra di religione, ma di questo, naturalmente, non si parla. Che senso ha protestare per il tormento interiore di Actarus (forse l’unico elemento davvero positivo del programma), quando le immagini di quelle città devastate le abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, da Mariupol a Gaza?

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