Un armadio pieno di niente. Recensione

Federico Berti, L’Armadio. Ascolta il racconto dalla voce dell’autore.

Clara Verità, ‘Aracnoidea’, 26 Ottobre 2024,
L’armadio di Federico Berti, tra ironia e riflessione sulla fragilità umana

L’armadio appartiene al genere del racconto breve. Si apre su una Bologna allagata, uno scenario surreale e grottesco che trasforma la città in una sorta di Venezia postmoderna. Il racconto combina elementi di satira, ironia e surrealismo per indagare le dinamiche familiari e umane, mettendo al centro della storia un mobile che diventa simbolo di legami affettivi, fragilità e priorità distorte. Questo racconto, con il suo stile vivido e dialoghi realistici, richiama l’ironia e lo sguardo ‘obliquo’ di Alberto Moravia, con una vena più grottesca, simbolica.

Il racconto esordisce con una descrizione di Bologna trasfigurata dall’alluvione, città in bilico tra la bellezza sublime e il caos della catastrofe. Questo scenario introduce immediatamente il lettore in una dimensione surreale, ma non priva di radici nel realismo: le riflessioni sull’imprevedibilità del clima e sull’incuria umana conferiscono alla narrazione un tono contemporaneo, quasi epico e a suo modo universale.

La frase iniziale, che descrive la città come un’Atlantide postmoderna, cattura l’attenzione e pone le basi per il tono del racconto. L’autore unisce l’elemento visivo (la descrizione della città sommersa) a un sottofondo di critica sociale, introducendo con naturalezza il tema centrale della storia: l’armadio come metafora delle relazioni umane e della fragilità dei nostri attaccamenti.

Il cuore del racconto è nei personaggi, nel loro rapporto con l’armadio, oggetto apparentemente banale ma che si carica di significati affettivi e simbolici. Ogni personaggio è tratteggiato in modo approfondito, attraverso i dialoghi e le azioni l’autore persegue la tridimensionalità e la complessità delle relazioni.

L’armadio, al centro della vicenda, diventa un simbolo dell’ossessione umana per gli oggetti e i ricordi che vi si legano. Franco, che lo considera un tesoro insostituibile, non è disposto a lasciarlo indietro, anche a costo di affrontare le difficoltà dell’alluvione.

L’alluvione che travolge Bologna non è solo un evento naturale, ma assume un valore simbolico che permea l’intero racconto. L’acqua, che sradica ogni cosa, diventa metafora del cambiamento e della fragilità dell’esistenza umana. Una sottile ironia impedisce alla narrazione di scivolare nel tragico, mantenendo un equilibrio tra riflessione e leggerezza.

Il viaggio degli occupanti su una zattera, con l’armadio come carico prezioso, richiama immagini epiche e mitologiche, ma viene costantemente riportato a un piano di quotidianità e ironia attraverso i dialoghi e le dinamiche tra i personaggi. L’idea di trasportare un oggetto così ingombrante in una città sommersa diventa un modo per mettere in luce l’assurdità delle priorità umane e, allo stesso tempo, per sottolineare la forza dei legami affettivi, anche nei momenti di crisi.

Uno degli aspetti più riusciti del racconto è senza dubbio l’uso dell’ironia e dei dialoghi, che conferiscono un ritmo vivace e coinvolgente alla narrazione. L’autore riesce a rendere i personaggi attraverso le loro parole, utilizzando un linguaggio colloquiale e realistico che richiama in parte lo stile di Alberto Moravia.

Il momento culminante del racconto è il passaggio del vestito da sposa galleggiante, che si intravede tra le acque torbide della città allagata. Questo evento, descritto con intensità poetica, diventa il punto di svolta per i personaggi e per il lettore. Ognuno di loro interpreta il vestito in modo diverso, proiettando su di esso le proprie paure, speranze e fantasie.

Il protagonista in particolare, collega il vestito alla leggenda di Aposa, madre mitologica di Bologna, e questa interpretazione aggiunge un livello di profondità simbolica al racconto. Il vestito da sposa, che si allontana trasportato dalla corrente, diventa un’allegoria della memoria e del cambiamento, un simbolo di ciò che non può essere recuperato.

Sotto la superficie ironica e leggera, il racconto offre una critica sociale incisiva e attuale. L’alluvione e la catastrofe ambientale che travolge Bologna possono essere letti come metafora della crisi climatica e dell’incapacità dell’uomo di adattarsi a un mondo in cambiamento. Allo stesso tempo, il comportamento dei personaggi – il loro attaccamento all’armadio, la loro incapacità di lasciarlo andare – riflette una resistenza al cambiamento che è universale e profondamente umana.

L’autore sembra suggerire che, anche di fronte a una catastrofe, l’essere umano tende a concentrarsi su ciò che conosce e su ciò che considera importante, ignorando spesso la necessità di adattarsi e di reinventarsi. Tuttavia, questa critica non è esplicita o didascalica, la si evince attraverso i dettagli e le interazioni tra i personaggi.


“L’armadio” combina leggerezza nel linguaggio e profondità nella psicologia dei personaggi, ironia e riflessione. Lo stile vivace e i dialoghi realistici richiamano la tradizione narrativa italiana, ma l’autore vi aggiunge una vena di surrealismo e simbolismo che conferisce originalità al racconto. Nella sua apparente semplicità, offre una lettura stratificata e significativa, dimostrando padronanza del mezzo narrativo.

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