La leggenda del sasso in Via dell’Oche. Dante e i cantastorie.
La leggenda
del sasso in
via delle Oche
Firenze in Via dell’Oche ci sta un sasso
a far commedia il vate vi saliva,
mentre la folla rallentava il passo
nell’arte la sua scienza riferiva.
Tu l’ascoltavi in piedi con diletto
un’ora spesa in buona compagnia
quel ritornello, quasi per dispetto
ti rigirava in testa la poesia.
Chi salmodiando poi lo ripeteva
tra le castagne, il vino e i contadini
nella memoria il seme gli cresceva.
A furia di cantarne i versi fini
la smania del poetare li prendeva,
lo s’imparava fin da ragazzini.
Dante Alighieri
e i cantastorie
Cit. in Federico Berti,
Cantastorie fra educazione
e intrattenimento,
Booklet interno al Cd
L’asino, il leone, la colomba,
Udine, Nota, 2011.
Secondo una tradizione fiorentina il famoso poeta declamava i propri versi in Via delle Oche, dov’è conservato il sasso su cui dicono si alzasse in piedi; molte fra le storie che raccontava erano fatti di cronaca del suo tempo. Un numero non valutabile di narratori popolari memorizzavano i suoi canti e li recitavano a veglia, secondo un procedimento educativo che è rimasto invariato fino ai nostri giorni.
Quei racconti venivano poi riadattati e messi in scena o divulgati in nuovi libretti, venduti in dai cantastorie. L’abitudine di montare sopra una sedia e declamare poesie in piazza è rimasta in uso fino a pochissimi anni fa, a Bologna si ricordano Piazza Marino e Oreste Biavati che si sono inseriti nella tradizione raccogliendo l’eredità dei loro predecessori; l’apprendistato da loro seguito prevede tempi molto lunghi e la distanza di almeno una generazione fra il maestro e l’allievo. Non tutti hanno la costanza di seguire un percorso tanto lungo