Mestre. Una leggenda sull’origine della città
Mestre da Mesthle?
Una leggenda sull’origine della città
Articolo di Federico Berti
Il toponimo di Mestre è per lo più attribuito dagli storici a un nome personale dell’epoca romana1, legato a un presidio militare e a una stazione commerciale che doveva trovarsi nei pressi dell’attuale città sulla via detta Gallica2. Qualcuno ha ipotizzato una possibile radice nell’etrusco Mad, a indicare la natura paludosa del luogo, altri ancora notarono la somiglianza con nomi provenienti dalla letteratura antica, in modo particolare dai classici greci e latini3. E’ in quest’ultima prospettiva che, indipendentemente dalla credibilità dei rimandi o dall’accordo sulle fonti, che prende forma un mito eponimo che associa gli antichi Veneti a popolazioni migrate dal Medio Oriente, in modo particolare dalla penisola anatolica, nel periodo successivo alla guerra di Troia. Va detto che queste ipotesi non hanno alcun fondamento storico, ma solo un valore simbolico, costituiscono cioè un mito eponimo ovvero una discendenza più pretesa che reale.
Sappiamo infatti che in epoca romana non erano citati insediamenti urbani veri e propri, tutt’al più luoghi di sosta per i viaggiatori, per il cambio dei cavalli o tutt’al più qualche fortificazione militare. Le strade romane che attraversavano il territorio di Mestre, secondo la ricostruzione fattane dagli storici, procedevano con difficoltà a causa del territorio paludoso e inospitale. Il primo documento in cui viene menzionata una vera e propria città nel luogo dove ora sorge Mestre, è della fine del X secolo, all’epoca di Ottone III del Sacro Romano Impero, un documento nel quale si ringrazia Rambaldo II di Collalto, feudatario longobardo che con Troia e i Meoni non vantava misteriose ascendenze. Tuttavia la laguna veneziana si era formata nell’VIII secolo e sebbene mancassero dei centri urbani importanti, sappiamo che fin dall’età pre-romana la regione era abitata da popolazioni che vivevano di caccia e pesca, commerci e trasporti marittimi, produzione di sale. Non è dunque insensato il collegamento ideale con le coste dei Balcani e con la Grecia classica.
Nella mitologia greca la figura di Mestle, figlio primogenito di Telemene (o Pilemene) che a sua volta era figlio della ninfa Gigea. Re dei Meoni, Mestle (o Mesthle) emerge dal racconto omerico. Mestle condivideva la sua discendenza divina con il fratello Antifo. Nel secondo e nel settimo canto dell’Iliade si accenna brevemente al suo contributo militare a fianco di Ettore4, nel giorno in cui pronunciò il suo epico discorso indossando l’armatura di Achille dopo la morte di Patroclo. Nel ciclo dei cosiddetti nostoi, poemi classici che descrivono le peregrinazioni di coloro che avevano combattuto la guerra di Troia e tornavano alle loro case, o la fuga dei superstiti troiani dalla città distrutta, Mestle non seguì Enea ma Antenore, che insieme ai Paflagoni (o Eneti) sbarcò sull’altro versante della penisola italica, quello della laguna veneta. La leggenda tramandata dai latini nel periodo augusteo5, portò a un mito di fondazione rinascimentale che associò Mestle alla fondazione di Mestre, e Antenore a quella di Padova.
Le fonti greche, tra cui lo storico Erodoto di Alicarnasso, sostengono che Maonia (o Meonia) fosse l’antico nome della Lidia, lo stesso popolo cui rimanda la leggenda di Re Mida. Omero chiamava Maioni gli abitanti del regno lidio e localizzava nell’antica Hyde, una città situata nel distretto di Sardis sul fiume Pattolo, la loro capitale. Il re Lydos figlio di Attis avrebbe poi rinominato il popolo per inaugurare una nuova dinastia di sovrani eraclidi, nell’epoca in cui si diffuse il culto di Ercole sul territorio dell’Anatolia Settentrionale. Secondo Plinio il Vecchio, sul fiume Ermo (nome latino del Pattolo) si trovava una città chiamata Meonia. L’Antico Testamento, Geremia 46:9, riporta il nome di questo popolo come Ludim. Quando parliamo di Mestle dunque, pensiamo a un eroe troiano di origine lidia, che proveniva dalla stessa città su cui regnò il mitico re Mida, una regione in cui abbondava l’oro, dove si ritiene che sia stata coniata la prima moneta. In epoca latina si diffuse il mito della migrazione da Troia alle coste italiane, prima con l’ipotesi di una discenza dei Tirreni (Etruschi) dai Lidi, poi con lo sbarco di Enea ad Anzio, Antenore e Diomede nella laguna veneta. Solo in epoca rinascimentale, si verrà ad associare Mesthle al nome e alla fondazione di Mestre6.
Più che di valorosi condottieri dovremmo parlare forse di profughi, che nella regione paludosa potevano sopravvivere a stento in condizioni di grande povertà. Il fatto che non vengano in alcun modo nominati insediamenti urbani di rilievo sul territorio della laguna, è indicativo del livello di vita e del ceto sociale di chi abitava in quella regione. Era senz’altro una zona di transito per uomini e merci, come testimoniano le strade romane, e la presenza di un Castrum dove ora si trova il Castello di Mestre, ma non si svilupparono veri e propri centri di potere prima del VII secolo. Ha tuttavia una sua logica l’accostamento dei paleo-veneti agli Eneti che secondo le fonti classiche avrebbero colonizzato le regioni nordorientali della penisola italica fin dal secondo millennio a.C., poiché i contatti con l’oriente greco e con la civiltà etrusca hanno trovato conferma nella ricerca storica. Dunque possiamo prendere questo mito di fondazione come un modo per rimarcare la prossimità di Venezia e Mestre al vicino Oriente.
Note
- Dante Olivieri, Toponomastica veneta, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1961-1962, p. 6, SBN IT\ICCU\PAR\1141079 ↩︎
- Giovan Battista Pellegrini, Toponomastica italiana, Milano, Hoepli, 1990, p. 317, ISBN 88-203-1835-0. ↩︎
- Rosanna Saccardo, Il problema dell’origine del nome di Mestre in ‘Quaderni di Studi e Notizie’ n. 2, Centro Studi Storici di Mestre, 1962-1963, pp. 11-13 ↩︎
- Omero, Iliade II 864, XVII 216 ↩︎
- Gérard de Capdeville, Diomede e Antenore rivali letterari ed ideologici di Enea
129-1/2017, Magno e Latio totaque Ausonia, Etnografia virgiliana e Italia augustea
↩︎ - Bonaventura Barcella, Notizie storiche del castello di Mestre dalla sua origine all’anno 1832 e del suo territorio, Venezia, 1839 ↩︎
Federico Berti
Gerardo Matos Rodríguez. La Cumparsita. Tango. Monghidoro, 2024
Anonimo XIX secolo, Gli scariolanti, Cà di Guglielmo Luglio 2023
Federico Berti e Fabio Galliani, Tacabanda e Ocarina, Giugno 2023
Cherubini-Fragna, Signora Illusione. Monghidoro, 2023
Filippini-Morbelli, Sulla Carrozzella. Loiano, 2022
Consuelo Velazquez, Besame Mucho. Rebecq, 2022
Federico Berti, Polka Sfregatette, Bazzano, 2023
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Traditional, Manfrina e Morettina, Bologna, 2017
Traditional, Polka montanara, Monghidoro, 2019
Bixio-Cherubini, Mazurka della nonna, Lastra a Signa, 2018
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Eldo Di Lazzaro Reginella campagnola, Budrio, 2017
Bixio-Cherubini, La mia canzone al vento, Lognola, 2021
Traditional, La Cionfa, Monghidoro, 2021
Arlen-Harburg, Somewhere over the rainbow Monghidoro, 2021
Gershwin-Du Bose, Summertime, Corinaldo 2019
Traditional, Galoppa, Parade. Corinaldo, 2019
Casiroli-Rastelli, Evviva la Torre di Pisa, Bologna 2018
Frati-Raimondo, Piemontesina bella, Bagnarola di Budrio 2018
Bixio-Cherubini, Lucciole vagabonde, Bologna 2018
Federico Berti, La Torre del Serpe, Otranto 2018
Piazza Marino, Il ragazzo con tre fidanzate, Bazzano 2023
Simons-Marks, All of me, Modena 2022