Bixio-Cherubini, Lucciole vagabonde. One step 1927.

Bixio-Cherubini, Noi siam come le lucciole. Davide Dobrilla (Fisarmonica), Federico Berti (One man band)

Bixio-Cherubini
Lucciole vagabonde

Federico Berti (Uomo orchestra)
Davide Dobrilla (Fisarmonica)

Spartito originale del 1927
Ordinalo su Ebay

Quando più fitta l’oscurità
Scende sulla città
Lucciole ansiose di libertà
Noi lasciamo i bassifondi

Senza una meta c’incamminiam
E sotto ad un lampion
Quando la ronda noi incontriam
Cantiamo la canzon

Noi siam come le lucciole
Brilliamo nelle tenebre
Schiave d’un mondo brutal
Noi siamo i fiori del mal

Se il nostro cuor vuol piangere
Noi pur dobbiam sorridere
Danzando sui marciapiè
Finché la luna c’è

Pallida luna. soltanto tu
La nostra gioventù
Vedi ogni notte appassir di più
Come un fiore senza sole

Ma se il destino ci spezzerà
Nel cuore la canzon
Solo il coraggio ci bacerà
All’ombra dei bastion

Lucciole vagabonde

La canzone è del 1927, portata al successo da Gabrè un anno dopo la prima uscita. Il testo parla in modo esplicito della prostituzione e in modo particolare del meretricio di strada, ma per capire cosa realmente volesse dire quando uscì, dobbiamo contestualizzarla nel momento storico di cui era espressione. Per quanto i bordelli fossero stati ampiamente regolamentati al tempo di Cavour e Crispi subito dopo l’unità d’Italia, per lo più con l’obbligo dei controlli sanitari, la prostituzione si era svolta fino ad allora in larga misura al di fuori del contesto specifico delle case di tolleranza. Non tutte le prostitute esercitavano per la strada, non tutte avevano un protettore, molte donne (e una minoranza di uomini) esercitavano in modo autonomo in locali che affittavano all’uopo, presso camere d’albergo o direttamente al proprio domicilio con clienti selezionati.

Nei primi anni dell’era fascista si svolse una battaglia feroce non contro lo sfruttamento della prostituzione, ma contro l’indipendenza delle prostitute, vale a dire contro tutte le forme di prostituzione che non fossero in qualche modo controllabili direttamente dallo Stato. In pratica, il lupanare divenne la sola realtà in cui una prostituta potesse esercitare il meretricio. Questo in pratica finì per legalizzare lo sfruttamento della prostituzione da parte delle maitresse e delle occulte trame che orbitavano intorno ai loro traffici finanziari. Non solo prostituzione, ma strozzinaggio, contrabbando e più in generale, il commercio della malavita. Il fascismo perseguitò tutte quelle donne che si prostituivano in forma autonoma e indipendente, sebbene le informazioni sul loro conto siano poche e confuse, difficili da ricostruire a partire dai verbali di polizia. Attraverso il sistema delle licenze e della previdenza sociale, di fatto lo Stato fascista traeva un beneficio anche economico dal lavoro delle prostitute, sostituendosi di fatto allo sfruttamento illegale, o meglio legalizzandolo e ponendolo sotto la propria egida.

Matteo Dalena ha raccontato in un libro, Puttane antifasciste nelle carte di polizia, la storia poco conosciuta di queste donne, intorno alle quali si coagulava spesso un ambiente più o meno apertamente ostile al regime, sul quale era molto difficile esercitare il controllo. L’autore di questa importante inchiesta ha portato all’attenzione degli storici un mondo sommerso indagando le vicende pubbliche e private di ventisette donne, due delle quali a loro volta tenutarie di bordelli, le altre libere professioniste diremmo oggi, clandestine o abusive per la Questura di allora, che cioè non esercitavano nei locali previsti dal regime. Quella di Matteo Dalena è solo una campionatura naturalmente, le prostitute schedate nel Casellario politico centrale sono circa 130, non sappiamo quante altre fossero riuscite a mantenersi lontano dagli occhi indiscreti della polizia politica.

Non entriamo nel merito di un tema che solo la legge Merlin arriverà a risolvere ponendo chiaramente fuori legge ogni forma di sfruttamento della prostituzione, anche quella dei lupanare, promuovendo di fatto l’indipendenza del commercio di sé ovvero l’esatto opposto della politica portata avanti dal regime. Ogni cittadino ha diritto di liberamente disporre del proprio corpo ma non di quello altrui, per questo motivo in Italia è ammesso l’esercizio del meretricio indipendente, con discrezione e nel rispetto della pubblica moralità, ma viene punito severamente lo sfruttamento. Così almeno vorrebbe la legge, il fatto che poi non venga applicata lasciando libero campo a papponi, protettori, con i quali è talvolta lo Stato stesso a trovare un compromesso, è discorso molto più complesso che non possiamo discutere in questa sede.

Quel che interessa è contestualizzare il testo della canzone di Bixio-Cherubini, che nel 1927 non condannava il meretricio indipendente pur vedendolo come una forma di degradazione della persona costretta all’estrema scelta di vendere il proprio corpo. La canzone veniva trasmessa alla radio negli anni in cui il fascismo stava di fatto mettendo le mani sull’esercizio della prostituzione, mascherando il monopolio statale dello sfruttamento come una vaga ‘protezione’ delle Lucciole vagabonde. Se riascoltiamo adesso la canzone è esplicito l’ammonimento alle giovani donne, che non si lascino trascinare in questo commercio degradante, ma non cogliamo alcun riferimento diretto alle case del meretricio imposte dal regime, che non vengono qui indicate come un’alternativa alla vita di strada: un silenzio che alla luce di quanto detto finora sembra aver molto da raccontare, per quanto sotto voce e lontano dalla luce dei riflettori.


One man band video


Gerardo Matos Rodríguez. La Cumparsita. Tango. Monghidoro, 2024
Anonimo XIX secolo, Gli scariolanti, Cà di Guglielmo Luglio 2023
Federico Berti e Fabio Galliani, Tacabanda e Ocarina, Giugno 2023
Cherubini-Fragna, Signora Illusione. Monghidoro, 2023
Filippini-Morbelli, Sulla Carrozzella. Loiano, 2022
Consuelo Velazquez, Besame Mucho. Rebecq, 2022
Federico Berti, Polka Sfregatette, Bazzano, 2023
Traditional, Morettina, Loiano, Bologna
Panzeri-Rastelli-Mascheroni, Papaveri e papere, Fidenza, 2019
Traditional, Il cacciator del bosco, Niksic, Montenegro
Nisa-Redi-Leonardi, Carovaniere, Official video, 2022
Traditional, Manfrina e Morettina, Bologna, 2017
Traditional, Polka montanara, Monghidoro, 2019
Bixio-Cherubini, Mazurka della nonna, Lastra a Signa, 2018
Traditional, Giga, Monghidoro, 2018
Eldo Di Lazzaro Reginella campagnola, Budrio, 2017
Bixio-Cherubini, La mia canzone al vento, Lognola, 2021
Traditional, La Cionfa, Monghidoro, 2021
Arlen-Harburg, Somewhere over the rainbow Monghidoro, 2021
Gershwin-Du Bose, Summertime, Corinaldo 2019
Traditional, Galoppa, Parade. Corinaldo, 2019
Casiroli-Rastelli, Evviva la Torre di Pisa, Bologna 2018
Frati-Raimondo, Piemontesina bella, Bagnarola di Budrio 2018
Bixio-Cherubini, Lucciole vagabonde, Bologna 2018
Federico Berti, La Torre del Serpe, Otranto 2018
Piazza Marino, Il ragazzo con tre fidanzate, Bazzano 2023
Simons-Marks, All of me, Modena 2022

Condividi