Satira, poesia. La donna serpente.
La donna serpente
Satira politica
di Federico Berti
La regina dei folletti
fu accusata dai cadetti
della scuola militare,
ostinati a denunciare
la corona e chi la porta
a un alfiere della scorta.
“Quella donna senza onore
è un fanatico impostore,
un’anguana indemoniata
melusina riesumata,
la figliola di un serpente
dall’aspetto repellente,
cui gli spettri dell’averno,
oltretomba sempiterno,
hanno dato forma umana
proclamandola sovrana.
E’un dovere non da poco
catturarla e darle fuoco!”.
La regina sorridente
più salace e intraprendente
nel trovare la risposta
a una tale faccia tosta,
“Quel che dici, santo Dio
non offende il nome mio:
il serpente è per natura
una nobile creatura,
non è solo un tentatore
ma un potente guaritore,
tanto caro al farmacista,
al dottore e all’alchimista,
mi sorprende il tuo parlare
te lo devo confessare:
tu che fosti a mal partito
dal mio ventre partorito!”.
Il mordace militante
replicò seduta stante:
“Quel che dice non è vero
il parlar non è sincero!
Ha mentito scientemente
è bugiarda e renitente!”.
Caldamente gli rispose
la regina delle rose:
“Mi dimostri il fanfarone
che son figlia d’un pitone
e ritiro con passione
la mia rivendicazione”.
La congrega dissoluta
dalla lingua biforcuta,
esauriti gli argomenti
tra le risa dei presenti
dopo tante maldicenze
sopraffatta dalle udienze
pose fine al concertino
mani in tasca e capo chino,
benedetta reginella
din don dan la zirudella.
La presunta transizione di Brigitte Macron
La falsa notizia dell’atto di nascita
Da qualche giorno fa notizia la decisione di Brigitte Macron, moglie del premier francese, che dichiara di volersi muovere per vie legali contro la propaganda cospirazionista dell’estrema destra, responsabile di aver diffuso intenzionalmente a pochi mesi dalle elezioni politiche la falsa notizia di una sua presunta transizione da uomo a donna. In questa vicenda ricorre il problema dell’infodemia, su cui diverse voci stanno richiamando l’attenzione da un paio d’anni, ma che è in ballo almeno dagli anni ’90 e che la pandemia ha posto in primo piano nell’agenda dei problemi da affrontare.
Il problema infodemico
Vorrei porre l’accento su alcuni problemi che questo caso mette in evidenza. In primo luogo, la fragilità del fattoide, in secondo luogo la sua natura proteiforme. Partiamo dal primo problema, la fragilità. E’ evidente che verificare lo stato civile alla nascita di una persona, specialmente di un personaggio pubblico, non è difficile, sono atti di cui si può ottenere copia semplicemente recandosi in un ufficio dell’anagrafe. Falsificare uno stato civile non basterebbe a coprire la sessualità di una persona dall’infanzia all’età adulta, a meno di non trovarsi davanti a una novella Lady Oscar invertita di segno, ovvero un uomo registrato dai familiari come una donna, mFranciscoa non è questa la pretesa della campagna disinformativa.
Cui prodest?
In secondo luogo la donna, è registrato anche questo, ha partorito per tre volte e questo è pure facilmente verificabile non solo dai documenti, ma con una prova genetica rapida e sostenibile in sede legale. Sappiamo benissimo che Trogneaux è il cognome da nubile della donna, il disinformatore ha cambiato solo il nome per rendere più verosimile il falso. Dunque, data l’evidente inutilità della campagna, per quale motivo mettere in giro una notizia destinata evidentemente a scoppiare in pochissimo tempo? Sembrerebbe una mossa irragionevole, suicida, ottusa. E qui entra in gioco il secondo problema, la natura strisciante e proteiforme dell’operazione.
Stato civile e identità di genere
Si legge infatti su giornali come ‘Libero’ o il sovranista ‘Primato Nazionale’, che questa diffamazione si deve considerare un vero orrore, una cosa gravissima, non per l’aggressione in sé ma perché va a mettere in discussione l’identità di genere di Brigitte Macron. Quest’affermazione è quasi peggiore dell’esca. Gli studi sociali, antropologici, psicoanalitici, medici, sulla transizione sessuale spiegano e dimostrano che lo stato civile è una cosa, l’identità di genere un’altra, la falsa notizia sulla nascita di Brigitte Macron dunque non ha niente a che vedere con la percezione che la vittima ha di sé stessa, dunque non riguarda la sua identità di genere, ma la sua nascita anagrafica.
Transfobia e propaganda
Per chiarire meglio la questione, anche se la moglie del premier fosse arrivata alla sua attuale condizione fisica e sociale dopo un percorso di transizione, la sua identità di genere, ovvero la sua personale percezione di sé stessa, non sarebbe diversa da quella che è. Cosa che l’articolo implicitamente e subdolamente rifiuta. Qui sta la duplice natura della disinformazione infodemica, essa come lo Iago di Otello, non è mai quel che è.
Transessuale non è un’offesa
La stampa della destra revanscista italiana finge di affiancare la vittima del bullismo mediatico, quando in realtà lo sta usando per tornare in modo polemico sul tema della transizione. Il commento dell’antivaccinista Dana Lloyd Thomas su Twitter è: “Possono dire che non è vero, ma se dicono che è una calunnia, cadono nella “transfobia”.
Brigitte Macron, una donna libera
In realtà la compagna e collaboratrice del premier, la cui biografia uscita per Minerva edizioni le attribuisce il chiaro epiteto di ‘donna libera’, comprensibilmente fastidioso per i revanscisti della destra eversiva, npon ha mai parlato di insulto, offesa o diffamazione. La sua reazione non è per diffamazione, ma per disinformazione, che sono due cose molto, ma molto diverse. Un giornale che attribuisca dunque a Brigitte Macron una reazione offesa e contrariata per essere stata definita un transessuale, sta dichiarando il falso e dovrebbe essere indotto a rettificare.
Infodemia e disinformazione
Non essendovi organi e istituzioni in grado di velocizzare i processi sanzionando i trasgressori in tempi ragionevoli, data l’accelerazione spaventosa delle comunicazioni portata dalla rete delle reti, il disinformatore ha di fatto carta bianca. Contestare in modo diretto la disinformazione, in questo caso, fa esattamente il gioco previsto dal disinformatore, che è quello di accusare di transfobia chi ha adottato politiche contro la transfobia, da parte di chi propaganda idee transfobe, generando un corto circuito mentale nei lettori.
Reazione congiunta e asimmetrica
Il problema è infatti quello della guerra infodemica, da contrastare con azioni congiunte e non solo individuali. L’azione della vittima cioè, dev’essere prima di tutto asimmetrica, no犀利士 n rispondere cioè in modo diretto ma sempre indiretto, andando a colpire il disinformatore nei suoi punti deboli reali, portarlo sul proprio terreno e non combatterlo mai sul suo.
Fake news e psicosi di massa
In secondo luogo, dev’essere affiancata da reazioni istituzionali e non solo a livello nazionale, ma a livello internazionale. Twitter ad esempio, dovrebbe rimuovere questo genere di post, chiudere i profili e non consentire al disinformatore di aprirne altri con lo stesso identificativo d’identità personale per un periodo non breve. La guerra infodemica è molto pericolosa, perché pone la memoria collettiva in uno stato di paralisi, creando le condizioni per forme di isteria collettiva potenzialmente distruttive, come quelle a cui stiamo assistendo in questi ultimi due anni.
Viralità e social networks
Dobbiamo chiarire a questo proposito un punto essenziale. Informazioni di questo tipo non diventano virali senza un investimento economico ingente. Gli algoritmi dei social networks commerciali, centralizzati e profilati infatti, sono studiati in modo tale da contenere la diffusione dei singoli post in modo tale che l’utente sia incoraggiato a investire nella promozione a pagamento, che è poi il servizio offerto dal social stesso. Nessun post diventa virale da solo, a meno che l’algoritmo non abbia scelto di promuoverlo perché pagato dall’utente, o perché ritiene che possa portare traffico aggiuntivo alla piattaforma.
Tracciare l’investimento commerciare
Di conseguenza, la viralità di queste notizie è supportata da investimenti commerciali, e anche piuttosto ingenti. Se si vuole porre un freno alla disinformazione infodemica, si deve risalire alle fonti di supporto, ovvero a come si diffondono queste notizie, chi ne sostiene economicamente la propagazione. E’ stato ad esempio documentato qualche anno fa il flusso di finanziamenti alla campagna elettorale di Matteo Salvini attraverso la ‘Bestia’, il finanziamento delle azioni neonaziste di Forza Nuova attraverso le aziende inglesi di Roberto Fiore, l’intermediazione di Cambridge Analytica e l’uso spregiudicato dei dati personali nelle elezioni politiche in diversi stati sovrani.
Finanziatori e disinformatori
Se dietro alla disinformazione risulta esservi un finanziamento privato, il finanziatore dev’essere perseguito al pari del disinformatore. Se è l’algoritmo stesso della piattaforma a favorirne la circolazione, facendolo apparire ad esempio tra i preferiti, o selezionandolo nello streaming dei suoi iscritti, allora è la piattaforma ovvero il medium a doverne rendere conto. Se giornali, riviste, blogs rimbalzano la notizia senza verifica..rla, sono anch’essi responsabili come nodi e possono incorrere nel rischio di penalizzazione o di sanzione.
Sia chiaro che non è in gioco la libertà di stampa o informazione, ma l’esatto opposto. Non tutti possono dire tutto. Libertà di opinione non vuol dire libertà di sabotaggio dell’informazione. L’infodemia si combatte insieme.
Rassegna Stampa
BBC News, 22 Dicembre 2012, Brigitte Macron to sue over false claims she was born male.
The French first lady has been targeted on social media with the false claims, after they were published on a far-right website in September then circulated by conspiracy theorists.
Anais Ginori, ‘La Repubblica’, Brigitte Macron fa causa contro gli istigatori di false notizie sul suo cambio di sesso
Ambienti dell’ultradestra e legati a cospirazionisti avevano fatto circolare con insistenza voci secondo cui la first lady francese sarebbe in realtà nata uomo
‘Libero’, 21 Dicembre 2021, Brigitte Macron “è un uomo: ecco il suo vero nome”. Orrore contro la premiere dame: si va in tribunale
Il web, internet, social: il regno delle fake news. E a farne i conti, ora, è Brigitte Macron, colpita da una clamorosa, impensabile, violentissima e agghiacciante campagna diffamatoria mirata a colpire la sua identità di genere.
Brigitte Macron era un uomo’, Première Dame sporge denuncia
Fake news diffusa sui social da ambienti vicini all’ultradestra