Sogni letterari. Lo specchio e la ghirlanda di fiori. Purgatorio, XXVII 91-114
La ghirlanda
e lo specchio
Sogni letterari
Dante, Purg. XXVII, 91-114
A cura di Federico Berti
In collaborazione con
Universo Sogni
Sì ruminando e sì mirando in quelle,
mi prese il sonno; il sonno che sovente,
anzi che ’l fatto sia, sa le novelle.
Ne l’ora, credo, che de l’orïente
prima raggiò nel monte Citerea,
che di foco d’amor par sempre ardente,
giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea:
“Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch’i’ mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.
Per piacermi a lo specchio, qui m’addorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno.
II che mi sedea con l’antica Rachele
Ell’è d’i suoi belli occhi ve der vaga
com’io de l’addornarmi con le mani;
lei lo vedere, e me l’ovrare appaga”
E già per li splendori antelucani,
che tanto a’ pellegrin surgon più grati,
quanto, tornando, albergan men lontani,
le tenebre fuggian da tutti lati,
e ’l sonno mio con esse; ond’io leva’ mi,
veggendo i gran maestri già levati.
Dante, Purg. XXVII, 91-114
Il sogno di oggi
E’ l’ultimo dei sogni riferiti da Dante Alighieri nella cantica nel Purgatorio. Il poeta si addormenta sui gradini che portano dalla sommità del monte al Paradiso Terrestre, attraversando un muro di fuoco. Nel sonno gli appare un bel prato fiorito e due donne, la prima delle quali raccoglie fiori per intrecciare una ghirlanda, la seconda non smette di guardarsi nello specchio. Nel sogno precedente il poeta aveva raccontato la visione dell’orrenda sirena, la ‘femmina balba‘ che i suoi occhi si ostinavano a vedere bella e virtuosa, nel primo l’aquila dalle penne d’oro che lo rapiva al cielo come Giove rapì Ganimede, i tre sogni del Purgatorio sembrano collegati dal filo conduttore della bellezza, vera o presunta.