La Morte del Figlio. New Epic Poetry. La Tartufa di Venere, Libro I, Ep.VII. Scarica Ebook, Audiolibro

La Morte
del Figlio

La Tartufa di Venere
New Epic Poetry
Libro I, Ep.VII

ISBN: 9788835373773

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Re Mancorta viene a sapere della tragica morte di Ancuro, il suo unico figlio, che lui stesso aveva posto sul trono di Sardis per potersi meglio dedicare alla cerca dell’oro nelle acque del fiume Pattolo.

LVII.
“Ormai lambiva l’orlo del confine
nel luogo in cui si trovano i forzieri,
sembrava tutto prossimo alla fine
ma lui, pensava solo ai suoi averi.
Alla disperazione essendo incline
gli vennero i più torbidi pensieri
che nell’idea di perdere il suo censo
la vita diventò priva di senso”.

LVIII.
“Così il dolore fu talmente intenso
che sopra ad una torre s’è portato,
al proprio istinto volle dare assenso
vestito d’un candore immacolato.
Bruciò dentro una coppa dell’incenso
e in fondo al precipizio s’è buttato
allora s’avverò la previsione:
fu sciolta infine la maledizione…”

LIX.
Il re disse piangendo: “Dannazione!
il tuo racconto non dev’esser vero
sei solo un miserabile buffone
un vile traditore dell’impero!”.
ma Gorgia a lui: “Tornate alla ragione
venite a constatar se son sincero
è inutile negare l’evidenza,
dei Numi non sfidate la pazienza”.

LX.
Con molto affettuosa confidenza
andò per consolare il suo sovrano
nella sventura della Provvidenza
gli accarezzò una spalla con la mano.
“Coraggio, dimostrate la potenza
se siete un dignitoso essere umano:
nella città di Sardi, alla loggetta
la vostra moglie in lacrime v’aspetta”.

LXI.
Insieme ridiscesero la vetta
lui si stracciò le vesti per la pena
frattanto Marsia, dalla sua seggetta
restò senza parole a quella scena.
Guardò la bella con la fronte stretta:
“L’ostinazione sua capisco appena,
privilegiare il vino al tuo bel viso,
la polvere dell’oro al tuo sorriso”.

LXII.
“Mi suona come un insidioso avviso
è in corso uno sviluppo a quanto pare
l’adunator dei nembi in cielo assiso
un qualche segno lo dovrà pur dare!”.
Rispose lei: “Ognuno l’ha deriso
ma non è lui soltanto a folleggiare,
ha intorno gente avara e senza cuore
pensano più all’onore che all’amore”.

LXIII.
Ribatte il fauno: “Ho un pessimo sentore
qua si diventa schiavi tutti quanti
schiavo il padrone, schiavo il servitore
per via di quei bagliori luccicanti”.
E lei a lui: “Mio caro bevitore
un torbido avvenire abbiam davanti,
bisogna dirottare il suo cammino
per scongiurare un simile destino”.

LXIV.
La ninfa aveva al collo un gioiellino
una collana piena di roselle
d’avorio, lapislazzuli e rubino
coll’oricalco in forgia di lamelle.
In fondo era un pendaglio in oro fino
che si adagiava sopra le mammelle
quel ciondolo di molto sfolgorava
e alla tartufa un poco assomigliava.

LXV.
Lei l’afferrò con l’occhio che brillava
se lo sfilò dal collo per mostrarlo
al fauno, che stupito la guardava
e con un cenno volle rifiutarlo.
“E’ cosa adatta ad una mente ignava
lo sai che mi disgusta di toccarlo:
non amo certi inutili gingilli
a possederli non s’è mai tranquilli”.

LXVI
Ma lei: “Riponi pure i tuoi vessilli
è una collana dal potente incanto
che dell’amor fa correre i zampilli
e dell’onor dimenticare il vanto.
Può dissipar degli uomini gli assilli,
fa innamorar chiunque sieda accanto
a chi la porta in collo notte o giorno,
il desiderio le ribolle intorno”.

LXVII.
“Di Venere fu un tempo il seno adorno
da questo bel gioiello lavorato
che il vecchio Festo nel ronzarle attorno
con sentimento puro le ha donato.
Di Greci e di Troian causò lo scorno
da tante donne antiche fu portato
poi venne a me una notte fonda e scura
me lo affidò perché ne avessi cura”.

LXVIII.
Rispose lui: “E’ cosa ormai sicura,
hai stretto il re nell’amoroso abbraccio
e in lui s’è ridestata la natura,
l’hai raffinato dentro il tuo setaccio.
Quel cinto che tu porti mi procura
un certo qual prurito, non lo taccio
tant’è grazioso il tuo bel figurino
vorrei che mi venisti più vicino!”.

LXIX.
Così fra le montagne in suol turchino
il satiro inseguiva la sua fata
lo sguardo vagamente malandrino
col pelo dritto e l’aria spensierata.
Così danzando allegri intorno al pino
la gioia dell’amor fu ritrovata,
ma come andò a finir la giravolta
bisogna raccontarlo un’altra volta.

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