Questo sonetto risale al primo comunicato sull’emergenza in Cina, metà febbraio 2020. La cosa in quei giorni pareva non ci riguardasse, non sapevamo ancora in quale dramma si sarebbe evoluta. La notizia divenne un pretesto per fare della bagarre politica. Ricordo il primo comunicato in cui mettevano in guardia le persone dall’andare nei ristoranti cinesi, o dal servirsi nei negozi cinesi. Irragionevole, come spiegarono immediatamente gli esperti e le autorità sanitarie, non stiamo a ripercorrere tutta l’escalation. A un mese di distanza da questo sonetto, le parti sembrano invertite: quelli che prima spandevano il terrore ai quattro venti, ora incitano la gente ad andarsene tranquillamente in giro senza rispettare i protocolli, proprio ora che invece è indispensabile rimanere in casa per evitare un ulteriore propagarsi del male. Sempre strumentalizzando la situazione, nel frattempo divenuta gravissima, per il solito scopo, quello di fare agitazione, propaganda, dividere l’italia nel momento in cui più bisogno avrebbe di affrontare unita un problema che riguarda tutti, uno per uno. Scrivo queste brevi note solo per aiutarti a contestualizzare il sonetto, evitando qualsiasi possibile e spiacevole malinteso. Riascoltarlo oggi suona ‘strano’, perché il mondo in soli trenta giorni sembra cambiato e con tutti questi morti che si sentono nei bollettini lo stato d’animo non è più lo stesso. Si legga il sonetto come una satira sulla #disinformazione, sulla strumentalizzazione delle catastrofi attraverso la propagazione consapevole di #fakenews. A proposito, se non si fosse capito: #iorestoacasa
Dice che mo’ ce viè ‘sto brutto male tutta robba cinese, manc’a dillo, sta solo nt’ii negòzzi all’orientale: ‘na specie da pupazza co’o spillo.
Nu’ je parlassi mai de scarlatina! De pertosse, morbillo e varicella, dice che a vaccina’ aa regazzina je pìa ‘na catalessi a’e cervella…
Me pare jeri che ‘n indemmoniata a li cancelli ‘er provveditorato tutta stizzita s’era ‘ncatenata,
‘Sto fatto d’er bacillo deportato, si va’a vede’ nun è che ‘na penzata pe’ boicotta’ na fetta de mercato.
Glossario Romanesco
Mo’ ce vie’: ora ci viene Robba: roba Manco: nemmeno Dillo: dirlo ‘Nt’ii: nei Negozzi: negozi ‘Na: una Pupazza: bambola Nu’je: non gli Scarlatina: Scarlattina Vaccina’: vaccinare ‘Aa regazzina: la bambina Je pia ‘na: gli prende una A’e: alle Me pare: mi sembra N’: un’ Indemmoniata: indemoniata ‘Ncatenata: Incatenata A li: ai D’er: del ‘Sto fatto: questo fatto Si va’a vede’: se vai a vedere Penzàta: trovata Boicotta’: boicottare
Manteniamo la calma!
Certe cose proprio non si possono sentire. M’arriva questo messaggio che dice di non andare nei negozi cinesi per evitare il contagio con questo Coronavirus. Il campanello è suonato subito, ovvio che se il virus te lo prendi al ristorante cinese sotto casa molto probabilmente avresti la stessa probabilità di prendertelo anche all’italianissimo negozio di fronte, tanto più che importiamo dalla Cina di tutto e di più, non solo nei negozi levantini! Il fatto però mi ha dato particolarmente sui nervi, perché non si tratta dell’ingenuità d’un cittadino, ma di una campagna che non si può essere certo diffusa in così poco tempo solo contando sul passaparola. C’è chi sta investendo nei social media e nelle ads per far girare questi messaggi, il motivo è chiaramente quello di destabilizzare. Il governo, prima di tutto. Perché la paura del contagio si rivolta poi contro l’autorità costituita, contro il ministero della salute, contro la comunità scientifica che sta facendo un ottimo l’avoro d’informazione. La follia di chi invita a non mangiare cinese oggi, è la stessa di quelli che ieri si incatenavano contro i vaccini, gli stessi che vorrebbero le frontiere chiuse perché gli stranieri sono portatori di malattie. Così ecco un mio piccolo contributo, un invito al buon senso. Non ragioniamo con la pancia, non diffondiamo informazioni false.
Alessandro Vinci, 30 Gennaio 2020, Coronavirus, attenzione alle bufale su WhatsApp. Dai negozi cinesi all’ospedale di Lecce, circolano in chat messaggi vocali e catene di Sant’Antonio prive di fondamento scientifico. Si consiglia di informarsi sempre tramite fonti affidabili
Redazione ‘SkyTg24’, 30 Gennaio 2020, Coronavirus, attenzione alle bufale che si sono diffuse su WhatsApp. Si tratta di alcuni audio e di un messaggio testuale, tutti catalogabili come notizie false e prive di fondamento scientifico. Per non farsi condizionare, allora, meglio informarsi tramite fonti certe e attendibili
Redazione ‘Punto Informatico’, s.d., Coronavirus: tenetevi le opinioni, non servono. Ecco dove trovare notizie ufficiali e verificate sul Coronavirus che sta allarmando la Cina e il mondo intero: evitiamo complottismi e allarmismi.
Redazione ‘Punto Informatico’, 30 Gennaio 2020, Coronavirus: il fact checking come primo vaccino. L’International Fact-Checking Network in prima linea per evitare che possano circolare informazioni false o alterate in merito al coronavirus.