L’importanza dei piccoli autori nell’editoria. Non solo musica.

Un esempio di playlist tematica nella quale autori di fama internazionale e artisti cosiddetti ‘minori’ si trovano affiancati dandosi a vicenda forza, respiro e credibilità. A questo serve una casa editrice, ma non è così semplice come vedremo.

L’importanza dei
piccoli autori

Come e perché affidarsi
a una casa editrice

PROMUOVI LA TUA MUSICA

Articolo di Federico Berti

Nel corso della mia collaborazione con le edizioni musicali Italvox ho potuto verificare l’importanza per una casa editrice dei piccoli autori, quanto siano fondamentali anche se ciascuno di loro è in grado di portare meno acqua al mulino dell’azienda e viceversa, quanto per loro sia importante la figura dell’editore; non è così semplice come vedremo, ogni medaglia ha il suo rovescio.

 

FARE TUTTO DA SOLI

Molti giovani artisti hanno la tendenza a voler fare tutto da soli e questo in un certo senso è bene, perché l’indipendenza creativa ha la sua importanza nel momento della ricerca, per capire dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare, ma arriva un momento in cui le nostre forze da sole non bastano. Infatti per quanto noi possiamo impegnarci a tenere personalmente i contatti con un impresariato sempre più frammentario e dispersivo, a curare ogni aspetto delle pubblicazioni dalla composizione alla duplicazione e confezione fisica, avremo sempre due limiti oltre cui non si può andare in ogni caso: il primo è la giornata di ventiquattro ore, il secondo è la portata della nostra presenza fisica.

 

 

A. L. Girodet de Roussy Trioson, Pigmalione e Galatea, 1819. Il mito di Pigmalione che s’innamora della statua di Afrodite da lui stesso plasmata, viene spesso invocato per esprimere l’idea di un maestro che si prende cura dei propri allievi.

 

 

Per quanto sia noi possiamo raccogliere adesioni soltanto nei luoghi fisici o virtuali in cui riusciamo a portare la nostra persona, la nostra arte, oltre quel bacino di utenza non si può arrivare e purtroppo o forse per fortuna, il tempo che abbiamo a disposizione è limitato, le nostre energie pure lo sono; se perdiamo anche solo quattro ore al giorno in promozione, programmazione, confezione, avremo comunque sottratto energie alla fase della produzione, della ricerca e dello studio, questo rallenterà il nostro passo e ci terrà incollati alla sedia per svolgere mansioni noiose che a lungo andare possono anche rischiare di portarci fuori strada. E’ quello che volevamo? Ecco allora che entra in scena la figura dell’editore.

 


Gli artisti minori vanno a costituire
spesso più di metà del bilancio
di un’etichetta discografica,
contribuiscono alla solidità
e alla credibilità del repertorio.

 


 

Ovviamente se l’editore non è davvero credibile, può diventare per noi una rovina dandoci pessimi consigli, trascurando il nostro lavoro senza dare un contributo reale alla nostra crescita personale e professionale. Tuttavia se il catalogo messo insieme dal nostro ‘pigmalione’ è ben selezionato, meglio ancora presentato, noi avremo comunque modo proprio attraverso lui di raggiungere un bacino di utenza più ampio che mette in comune il pubblico di altri artisti, moltiplicando le nostre opportunità di essere visibili: a questo servono le edizioni letterarie o musicali, a mettere in comune le risorse di pubblico in modo tale da poterle convogliare in più direzioni, catalogare, calendarizzare. Arrivando là dove le nostre forze non potrebbero mai portarci da sole.

Per questo la prima cosa da tener presente è sempre il repertorio con cui la casa editrice si presenta, quali sono gli autori trainanti e quali sono invece gli artisti minori, cosa offrono, a chi si rivolgono, come avviene la promozione, attraverso quali canali e con quali competenze: solo così potremo scegliere con cura a chi affidare la nostra musica. Non a un solo editore, nell’editoria digitale si cerca piuttosto la sinergia tra molte risorse e anche questo dipende dalla rete che l’artista stesso riesce a tessere intorno a sé, quanti e quali sono i promotori di riferimento; rimane però da sfatare un mito piuttosto diffuso, che gli artisti minori siano un peso per l’editore e che per questo motivo finiscano per essere trascurati.

 

 

Henghel Gualdi è senz’altro uno dei nomi trainanti per la Italvox, la sua fama internazionale è una benedizione per Bologna e per la musica italiana in generale, ma abbiamo notato che promuovendo gli artisti minori della casa editrice il pubblico finisce comunque per arrivare a lui, la solidità di un repertorio si costruisce dal basso, i rami di un albero vanno curati tutti.

 

 

In realtà nessuna azienda può fare a meno dei piccoli autori e questo lo sa benissimo chi vende servizi editoriali a pagamento, se osserviamo il ripartito Siae di un’etichetta indipendente ad esempio noteremo subito che più di metà del fatturato viene spesso proprio dal calderone dei piccoli artisti che magari producono pochi spiccioli per ogni opera, ma messi insieme incidono significativamente sul bilancio complessivo. Allora se il piccolo autore è così importante per l’azienda, come può avvenire il contrario, come cioè questa può valorizzare in modo omogeneo il proprio repertorio? E soprattutto, perché molte case editrici finiscono per trascurare chiunque non venga considerato abbastanza produttivo da dedicargli la giusta attenzione?

E’ la domanda che ci siamo posti nel digitalizzare l’archivio Italvox. compito di un editore è infatti proprio quello di creare dei collegamenti tematici fra le opere in repertorio, in un’epoca in cui il pubblico è sempre più parcellizzato e sempre più esigente. L’editore dunque proporrà i suoi notiziari in modo tale da presentare gli artisti secondo un filo logico da tessere fra loro, rappresentato quest’ultimo dalle collane, dalle compilations, dalle rassegne di spettacoli dal vivo, dai canzonieri o dalle raccolte di spartiti e così via. In questo modo il cavallo vincente viene sempre affiancato dai giovani puledri in cerca di una via da percorrere, o da quei bravi mestieranti che non hanno mai raggiunto il vasto pubblico ma riescono comunque a mantenere alta la qualità delle loro produzioni: l’uno senza l’altro non potrebbe stare.

 

Michelangelo, Il profeta Daniele, Cappella Sistina. E’ uno dei cosiddetti ‘profeti minori’ senza i quali nemmeno l’Antico Testamento sarebbe quel che è. Mai trascurare i piccoli artisti.

 

 


La promozione di un repertorio
editoriale dovrebbe partire proprio
dagli artisti minori, saranno loro a
consolidare quelli più trainanti.

 


 

 

E’ questo forse l’aspetto più difficile nel mestiere dell’editore, ciò che ha reso grande la nostra etichetta discografica. Giuliano Piazza ha saputo infatti costruire in trent’anni un repertorio che anche dopo scomparsa del suo mentore continua a suscitare interesse perché la struttura che aveva creato era funzionante e ben radicata: un repertorio in cui la varietà dei generi e degli stili ha saputo mantenere un’eccezionale coerenza interna. Per questo ritengo che la scelta degli editori con cui collaborare sia fondamentale, ma anche i buoni consigli di chi è nel mestiere da più tempo di noi. Valutiamo dunque con molta attenzione l’azienda a cui stiamo affidando le nostre opere, perché come dice il proverbio “Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei”.

Il rischio è sempre dietro l’angolo. Se il catalogo non è pensato con intelligenza, se l’obiettivo dell’editore che abbiamo scelto è solo di usare gli artisti minori come carne da macello per campare alla meglio sui loro borderò allora corriamo il rischio di ristagnare nel nulla, per questo suggerisco di collaborare sempre con più editori per conoscere ognuno di loro e comprendere quali aspetti del nostro linguaggio riescono a valorizzare meglio, studiare a fondo il repertorio degli altri autori, le loro collane tematiche, capire se siamo di fronte a qualcuno che di fatto vive sull’auto-produzione e la vendita di servizi editoriali, o un professionista realmente in grado di percorrere con noi tratto di strada.

 

CONCLUSIONE

L’istinto più comune per un editore sarebbe quello di promuovere al meglio i grandi nomi in catalogo, trascurando le giovani leve e il repertorio minore che viene spesso usato per lo più come massa di manovra, questo metodo però finisce per creare dei giganti coi piedi d’argilla, molto più solido il repertorio costruito prendendosi cura della pianta in modo organico, senza dimenticare nemmeno il più piccolo dei rami dal quale può sempre sviluppare una nuova pianta. 

 

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Federico Berti è dal 1994 artista di strada, one man band, compositore e scrittore. Ha pubblicato Cd musicali, romanzi, graphic novels in versi endecasillabi, testi critici. Su questo sito puoi scaricare i suoi spartiti musicali, collabora con le edizioni Italvox di Bologna del cui archivio sta curando la digitalizzazione. 

 

WWW.ITALVOX.COM

Ascolta su questo sito la musica di
Giuliano Piazza e Federico Berti,
nell’archivio digitale della Italvox
puoi trovare altri spartiti musicali

GIULIANO PIAZZA
FEDERICO BERTI



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