F. Berti, “Mandorlo in fior”. Variazioni per Organo, Violino, Flauto, Oboe
Mandorlo in fior
Parole e musica
di Federico Berti
Valter Colle edizioni musicali
Distribuito da Ossigeno Srl
Partitura completa
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Tu che del ciel fulgida stella
del mio pensier l’alta signora
nel firmamento sei
puro baglior
cinto d’amor
sollievo a pena e dolor
camminerò senza paura.
Libero son d’ogni catena
scaldarmi nel sacro mantello
mandorlo in fior sarò
nel tuo giardin
salvo il mio cuor
la veste tua vestirò
lieve è portar questa cintura
Sento soffiar vento d’Oriente
nel seminar lieta novella
in sogno mi verrai
a consolar
canto d’amor
togli la spina nel cuor
chi vestirà il tuo vestito.
Ho scritto questo canto mariano per voce e organo dedicandolo in particolare alla comunità di Bagnarola di Budrio, un piccolo paese in provincia di Bologna, dove sono stato invitato a suonare il primo settembre del 2018, un luogo in cui la Madonna della Cintura è particolarmente sentita. Per ricavare la melodia del canto principale mi sono ispirato ai grani del rosario, ognuno dei quali abbinato a una nota musicale, come tonalità ho scelto il LA maggiore perché adatto sia al registro vocale delle donne che a quello degli uomini, ma si può trasportare secondo l’esigenza delle voci. Puoi scaricare da questa pagina lo spartito e l’Mp3 per poterlo ascoltare ed eventualmente imparare. Il testo rimanda all’iconografia mariana, dove la Vergine della Cintura viene spesso raffigurata all’interno di un trono con la forma dell’alveo di una mandorla, o con un guscio di mandorlo o un ramoscello del medesimo albero fiorito, nella forma altamente simbolica della Vesica Piscis. La ragione di ciò è che il mandorlo è un legno molto usato nell’arte funeraria, simboleggia tra le altre cose il feretro e indubbiamente questa tradizione rimane legata al lutto femminile, come vedremo nelle note che seguono.
Il culto budriese in sé non è molto antico, risale più o meno al ‘600 come la Madonna del Rosario cui viene spesso idealmente associato; il racconto su cui si fonda è tratto dal Vangelo di Tommaso, un apocrifo dell’età paleocristiana in cui si narra che l’apostolo incredulo prima di partire per l’India trovò nella bara della Madonna una cintura di cuoio nera, simbolo di fedeltà e devozione; nella vita di Santa Monica, madre di Sant’Agostino, ritorna questo tema della cintura quando la donna chiede alla Vergine quale fosse l’abito da lei indossato dopo la passione del figlio Gesù Cristo e lei stessa le appare in cielo vestita con quello che diventerà poi l’abito agostiniano, questa tradizione si diffuse intorno al XII secolo con l’istituzione degli ordini mendicanti, e’ un contesto nel quale si trova rafforzato il tema della cintura associata al lutto, che in quel caso va a simboleggiare la morte dell’uomo laico, la sua rinascita nella vita monastica. In alcune poesie degli ultimi due secoli il tema del dolore e la figura della Madre di Dio come consolatrice ritorna, la cintura sostituisce la catena che appesantisce l’anima, la sofferenza umana, alleviata dal cinto sacro e dalla recitazione del rosario. Ecco dunque il senso della canzone che ho voluto dedicare, dalla mia posizione di laico non credente, alla comunità di fedeli, un canto mariano d’invocazione per superare i momenti dolorosi in cui ognuno di noi può cadere nella vita.