Le armi chimiche degli Stati Uniti. Fake news tutorial

Soldati americani nella guerra dol Golfo
Soldati americani nella guerra del Golfo. In questi giorni drammatici non si fa che parlare di armi chimiche, le opinioni si dividono ma la realtà non è sempre come vorremmo.

Le armi chimiche
degli Stati Uniti

Quando il lupo
si finge agnello

Articolo di Federico Berti

FAKE NEWS TUTORIAL 

 

UNO STALLO MEDIATICO

Sappiamo ben poco è vero, cadono bombe dal cielo e l’organizzazione mondiale per la proibizione delle armi chimiche (Opac) denuncia la violazione d’un trattato cui oltre tutto la Siria non ha mai aderito, essendo il paese minacciato dalle armi nucleari del vicino Israele. La situazione è quanto mai complessa, come al solito le voci si rincorrono, le prove mancano, l’adesione risulta mossa più da convinzione che da conoscenza. Nel frattempo i titoli si moltiplicano, sembrano più interessati a capire se sia stato usato veramente il Sarin dal governo siriano o se sia soltanto un’invenzione della propaganda americana, ma non sono i molti a porsi il problema che sta a monte di tutto questo, ovvero: se pure in Siria vi fossero depositi di armi chimiche e se pure queste armi fossero state usate durante una guerra civile interna sui civili siriani, un’aggressione militare da forze esterne sarebbe davvero giustificata? Proviamo a rispondere usando il buon senso.

 

IL DEPOSITO E’ UN FAKE

Scrive Alessandro Farruggi sul Quotidiano Nazionale che il governo siriano avrebbe denunciato il ritrovo di un laboratorio per la produzione di armi chimiche in un covo di tagliagole, si riporta l’opinione della dottoressa Cheryl Rofer, un chimico in pensione dal laboratorio di Los Alamos nel Nuovo Messico (dove tuttora si producono armi nucleari per conto del governo americano). L’equipaggiamento ritrovato in Siria non può provvedere a tutte le fasi della produzione di Sarin, gas di cloro e gas nervino, la struttura sarebbe secondo lei in scala di laboratorio e non industriale. L’articolo di Adam Rownsley è tratto da Bellingcat un sito britannico di giornalismo investigativo, smentisce la possibilità che il laboratorio possa aver prodotto sostanze che lo stesso giornale avrebbe documentato a Douma.

 

 

Un parco nazionale dedicato al Progetto Manhattan
Oak Ridge, Hanford, Los Alamos. Manhattan Project National Park. dove gli Stati Uniti svolgono ricerca e producono tuttora armi chimiche.

 

Quel che vedi qui
quel che fai qui,
quel che senti qui,
quando esci da qui
fa’ che resti qui.

 

Vi sono alcune incongruenze nell’articolo del Quotidiano. In primo luogo è irrilevante che quel laboratorio possa aver prodotto i gas impiegati a Douma o che sia in grado di sintetizzare armi chimiche su scala industriale: non sappiamo quanti reparti come quello si trovino in Siria, quanti ne siano stati smantellati prima che fossero intercettati e di conseguenza non ha alcun senso giudicare la scala di produzione da un solo rinvenimento. E’ inoltre noto che la produzione di armi chimiche si serve molto spesso di laboratori separati, che provvedono alla sintesi parziale di elementi poi combinati solo al momento di usarle, una pratica abbastanza comune a cui gli Stati Uniti ricorrono spesso per aggirare i divieti del protocollo: sono le cosiddette armi binarie, prodotte e impiegate su vasta scala anche da alcune potenze della Nato fra cui proprio gli Stati Uniti d’America. Si deve infine considerare un altro dettaglio, l’esperto spiega perché quel laboratorio non possa produrre gas nervino, gas di cloro e sarin, ma la rosa delle armi chimiche è molto più vasta e l’articolo di Adam Rownsley non ne parla.

 

Guerra in Vietnam
Foto simbolo della guerra in Vietnam, Nick Hut e labambina del Napalm’. Non è un segreto l’impiego di armi chimiche e nucleari da parte degli Stati Uniti.

 

COMPOSTO ORANGE E FOSFORO BIANCO

Come ricorda Manlio Dinucci su Voltairenet del resto, gli Stati Uniti d’America pur avendo ratificato la convenzione sulle armi chimiche non ne hanno mai smantellato completamente gli arsenali, ne possiedono e ne impiegano tuttora in guerra. Tra l’altro nella definizione di armi chimiche non rientrano alcune sostanze come l’agente chimico Orange, usato dall’esercito americano in dosi massicce durante la guerra in Vietnam, e le bombe chimiche al fosforo bianco usate in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan e Libia, e da Israele a Gaza. Un po’ come nel caso internazionale delle ‘smart drugs’, basta cambiare un poco la formula, non è più la stessa sostanza, non risulta perseguibile. Bambini bruciati vivi o nati deformi a causa di queste sostanze. Per non parlare dei proiettili all’uranio impoverito, che hanno causato danni irreversibili agli stessi soldati americani. Non desidero dilungarmi oltre su questo tema, perché le informazioni in rete sono davvero molte e ben documentate.

 

Uranio impoverito, documentario

 

COMPLOTTISMO DI STATO

Il problema dunque non  è stabilire se il governo siriano possieda armi di distruzione di massa, o armi chimiche, o armi nucleari, dal momento che armamenti di quel tipo ne possiedono le maggiori potenze del mondo, senza farne un mistero: non c’è bisogno di ricercare analisi occulte, come fanno i ‘complottisti’ della guerra al terrorismo, basta semplicemente riportare le stime ufficiali analizzando la stessa fonte dell’accusa, dimostrandone l’incoerenza interna. Non abbiamo bisogno di presumere una cospirazione segreta per il dominio sul mondo, è tutto così lampante, sotto gli occhi dei media e mai negato da nessuno degli attori coinvolti in questa pantomima: da sette anni la Nato è in guerra contro la Siria, da sette anni il governo siriano denuncia al mondo intero il finanziamento da parte di potenze straniere a forze mercenarie che devastano il proprio paese, la coalizione atlantista accusata da Assad naturalmente non crede alle sue accuse, le forze coalizzate intorno a quello che fu il patto di Varsavia le ratificano e si schierano a fianco del paese aggredito. La verità è una scelta, non puoi fare altro che prendere posizione.

 

DI POLITICA NON M’INTERESSO

Questa è la più dannosa fra tutte le fake news che ho registrato nei giorni scorsi, pretendere di non avere opinioni nel  momento in cui si esprime un giudizio sopra un fatto politico è solo una contraddizione in termini. L’ossessione della smentita nel nome della ‘verità’ porta solo al nichilismo, o come lo si chiamava in altri tempi, al qualunquismo; è proprio l’atteggiamento che più d’ogni altro lascia aperta la strada verso la prevaricazione e l’oppressione fascista. Qualsiasi notizia diventa un falso nel momento in cui non la consideri vera, ma tutti sappiamo che la storia viene scritta sempre dai vincitori e che vero o falso in una prospettiva a lungo termine non sono più un problema; vorrei leggere sui giornali analisi più complesse, sappiamo ad esempio che per costituzione l’Italia ripudia la guerra come soluzione alle controversie internazionali, ma nel contempo è vincolata al patto atlantico da una dipendenza di tipo finanziario: se il governo italiano si tirasse fuori dalla Nato, crollerebbe la borsa e si ritroverebbe le bombe in casa un’altra volta, di questo noi abbiamo paura. E’ un potere economico, non solo militare, quello che impone a noi la sudditanza all’imperialismo americano, o tedesco, o europeo, o cinese, o russo che dir si voglia: il vuoto ideologico ha lasciato campo libero al potere del capitale, che continua a compiere le devastazioni di sempre ma su scala sempre più vasta dato il progresso degli armamenti. E’ ora di fare un passo indietro. La realtà non esiste, la verità è una scelta, l’azione ha bisogno dell’idea per significare qualcosa.

 

Conosciamo il misero epilogo delle spedizioni ‘punitive’ contro Saddam e Gheddafi, abbiamo letto l’ammissione da parte dello stesso governo americano del falso dopo le devastazioni e il colpo di stato, davanti all’ennesima denuncia delle armi chimiche da parte del neofascista Donald Trump la sola risposta di buon senso è che la Siria non ha mai ratificato il trattato sulla non produzione, la convenzione prevede l’intervento solo in caso di mancato rispetto da parte dei paesi membri o minaccia d’un paese membro, gli Stati Uniti e Israele sono i primi a non rispettarla ma nessuno s’è mai posto il problema all’interno della commissione per il rispetto della convenzione, che ha sede all’Aia nei Paesi Bassi, qualcuno direbbe: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Quanto al Free Sirian Army, chiamarli ‘ribelli’ è un controsenso ma di questo ritorneremo a parlare.

 

Federico Berti è compositore, scrittore, illustratore. Tra i suoi interessi oltre all’attività artistica sono il dibattito politico, la manipolazione mediatica e le fake news. Oltre alle canzoni e romanzi che trovi nei menu di questa pagina, scrive del rapporto fra politica, narrazione, miti e leggende.

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