One man band. ‘Tacabanda’, uomo orchestra. Un problema di organologia

artisti di strada one man band uomo orchestra
Chinchineros, suonatori di tamburo portativo. La tradizione cilena ha elaborato una scuola e un modello comune di batteria portativa. Grancassa, charleston, triangolo, una sola corda al piede che attraversa l’interno della cassa.  Lo chiamano ‘bombo’, tamburo.

L’Uomo orchestra

Un problema di organologia

Tratto da F. Berti
“Gli artisti di strada non sono mendicanti”

One man band, uomo orchestra, homem banda, bombero, tacabanda, lo chiamano in tanti modi diversi in varie parti del mondo, verrebbe da pensare a un poli-strumentista ma non è così: le orchestre portative sono ‘prototipi’ costruiti a partire da strumenti noti, nel tentativo di elaborarne dei nuovi. Ne parliamo in questo articolo.

A prima vista sembrerebbe naturale parlare di arte poli-strumentale dal momento che vediamo suonare tanti strumenti insieme dalla stessa persona, tuttavia osservando con più attenzione noteremo che i singoli elementi non hanno una loro autonomia, non sono cioè liberi di esprimersi in estensione completa e con la tecnica che è loro propria: il rullo del tamburo ad esempio, richiede movimenti che un uomo solo non può compiere con parti del corpo differenti da quelle per cui il tamburo è progettato, per intenderci le gambe non hanno la stessa mobilità dell’avambraccio e devono sostenere il peso dell’esecutore. In modo simile, mentre una mano è impegnata a suonare la tromba con l’altra possiamo eseguire eventualmente gli accordi sulla fisarmonica ma una metà dello strumento rimane muta, anche in quel caso il risultato  dipende dall’insieme. Si può suonare una chitarra classica, blues, jazz, ma sarà necessario allontanare di tanto non in tanto le mani dalle corde per inserirvi suoni percussivi collegati al gomito, all’avambraccio, al pollice o alle altre dita, questo è un limite da tenere presente se vogliamo suonare un brano di Segovia, un assolo di Malmsteen o una Bossanova di Jobim.

Il suonatore è lo strumento

Per ovviare al problema s’interviene sulla combinazione delle voci, dove uno degli strumenti non può arrivare s’inseriscono gli altri a supportarlo assolvendone temporaneamente le funzioni rimaste scoperte e in tal modo avremo l’impressione d’un suono orchestrale ma non potremo parlare di un’orchestra vera e propria, sarà piuttosto un organo misto in cui diversi strumenti concorrono a formarne uno solo. Come vedremo questa distinzione ha conseguenze importanti, perché apre un modo completamente nuovo d’intenderne la pratica. L’organologia dalla seconda metà dell’Ottocento si occupa di catalogare secondo un criterio scientifico gli strumenti musicali, al fine di poterli inserire in un quadro dove ogni elemento può esprimersi in tutta la sua estensione e con la tecnica che gli è propria. Qui nascono i problemi, dove possiamo collocare un manufatto che cambia da un progetto all’altro e per il quale non esistono apparentemente regole di costruzione? Si potrebbero isolare alcuni tratti comuni ma non uno solo di questi si ritroverà in tutti gli esemplari; come nell’arte culinaria, nella storia militare, nel gergo della malavita o nel gioco degli scacchi, così anche in musica un insieme di componenti integrate, finalizzate a uno obiettivo comune diverso da quello per cui ciascuna di loro è concepita individualmente, si chiama per l’appunto batteria; non dobbiamo lasciarci ingannare dall’uso limitato ai suoni percussivi che in genere si fa di questo nome, in realtà può  incorporare diversi strumenti. L’uomo orchestra che costruisce il proprio equipaggiamento, sta progettando una batteria portativa, indipendentemente dalla presenza o meno di strumenti a percussione. (Continua a leggere…)


Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti


Condividi