Gli anziani raccontano Interviste in casa di riposo
Cosmesi naturale
A noi bastava guardarci intorno
“Prodotti cosmetici fatti con le erbe si sono sempre usati, poi s’è scoperta la chimica pensando fosse più conveniente ma sarà poi sempre vero? A parte che molti prodotti vengon testati sugli animali, oggi per fortuna s’è visto con la scienza che i preparati naturali sono meglio e il vanto è proprio l’etica nel trattamento per rispettare l’ambiente. Usano il grasso dell’avocado, il fiore dell’aloe e altro, è un fatto iniziato negli anni ’70 andando in cerca di erbe nel bosco uno che s’era licenziato, le prime ricette venivano da sua nonna poi ha creato un marchio famoso. Noi non pensavamo a quello, non potevamo comprarceli i prodotti della profumeria perché costavano molti soldi e non ce n’erano. Dovevamo tirare avanti. L’acqua di cottura dell’edera e la camomilla servivano per scurire o schiarire i capelli, raccoglievamo il fiore nel prato era fitto così e ne portavo in farmacia, vuol seccata al sole e poi bollita nei prodotti. Ottant’anni fa me li lavavo col tuorlo dell’uovo, so che venivan lucidi e belli; più tardi s’inventarono lo shampoo allo zabaione che aveva un odore strano, sapeva di marsala. La mamma di mio marito usava il petrolio per i pidocchi, da noi invece per l’ascensione si lasciano ancora oggi i petali di rose nell’acqua una notte intera, al mattino ti lavi il viso con quell’acqua, è un tonico. Vallo a comprare dall’erborista adesso. Al posto del burro di cacao mettevamo sulle labbra la panna del latte, quella vera intendo, era buona anche per le mani: ne avevo una scatolina, era una crema fatta con la placenta che andavano a raccattare negli ospedali. Oggi ne fanno una per il viso con la bava di lumaca, venisse mica in mente a nessuno di regalarmela per natale! Questa dei cosmetici naturali è diventata una moda”.
La pettinina d’osso
“A volte mi chiedo i musulmani come fanno ad avere i capelli sempre così belli, sono stupendi forse perché non gli fan nulla: noi li laviamo troppo spesso e poi la permanente, le tinture, la lacca, pettine qua pettine là, tutte cose che li rovinano. Loro non ne ho mai visto uno coi capelli bianchi, forse usano l’ennai. Mia nonna aveva la pettinina per togliere forfora e impurità senza starli a lavare in continuazione, anche perché d’inverno c’era mica il riscaldamento. Era di osso, coi denti fitti. Oppure c’è chi usava l’acqua del bucato per lucidarli, o l’aceto; le attrici degli anni venti mettevano la caligine sia per annerire le scarpe, sia in testa, oppure un turacciolo bruciato scuriva gli occhi, i baffi, i capelli. Col mallo di noce, quella parte verde esterna che avvolge il frutto legnoso, facevo la tintura da unire all’olio e veniva fuori l’abbronzante. Ho un sacco di castagne d’India nel giardino, le chiaman così; tu sai che l’ippocastano è velenoso a mangiarlo, puoi buttarlo via o tirarlo in testa alla gente, però una persona m’ha insegnato a farci il sapone, senti qua: lascio a bagno una notte in un barattolo con l’acqua bollente e poi il giorno dopo metto in lavatrice, senz’altro aggiungere. Vengono puliti e non danneggia il colore. Contengono saponina, è per quello. Una credenza dice che tenerne due in tasca protegge dal raffreddore; non vi siete mai lavati le mani da bambini con quei sassi che a strofinarli facevan la schiuma? Il sapone lo facevo pure con le cotiche del prosciutto e la soda, bolliva almeno due o tre ore da disfarla tutta, non profumava mica di prosciutto”.
E’ un mercato da soldi
“Ma in Africa, con cosa si laveranno? Cosmetici naturali ne avranno finché vogliono, se ne vogliono; avessero mai dell’acqua penso che la terrebbero da bere, mi pare che fanno un misto di fango e sabbia che poi anche da noi l’argilla: con la terra creta si fan l’impacco e lo paghi un’esagerazione. Mi ricordo la carta gialla di paglia, da bambina sai che mi è successo? Avevo un gran male all’ombelico perché mi sono sforzata pedalando all’impiedi nella bicicletta che era troppo grande per me, allora sai com’è ne avevi una per famiglia e doveva andar bene a tutti. Insomma han preso una candela, un bicchiere, m’han coricata e me l’han poggiata sull’ombelico accesa, il bicchiere sopra a coprirla: s’è spenta, ha fatto il vuoto e s’è sollevata la pelle dentro il bicchiere, quando l’ha tirato via non avevo più nulla. Adesso lo fan negli istituti di bellezza , con queste coppette calde non ti dico a pagarle. Ho letto che per 600 euro al giorno vanno a fare il bagno nelle graspe del barolo, mio marito ha detto: per quel prezzo speriamo che me ne diano almeno un quartino da bere. Neanche Poppea col latte d’asina!”
Creme e preparati di laboratorio
“Ora le ragazze per fare i cosmetici in casa non adoperano più le erbe o i prodotti naturali, ma estratti e creme già preparate chimicamente, non chiedono mica alla nonna e qualche volta poveri animali, impiegano sostanze sperimentate su di loro. Per il bagno schiuma usano l’acqua e il sapone miscelati col frullatore, il balsamo per le labbra lo fan col burro di cacao bollito insieme al latte di mandorla, è proprio un altro modo di pensare: se non hanno il laboratorio sotto casa non san più come fare, perché non conoscono l’ingrediente ma partono già da una lavorazione industriale. Noi bastava guardarci intorno. Comperare non c’erano soldi, come si dice: la necessità aguzza l’ingegno”.