“Da me le classi tutte femmine, quelle miste son venute dopo, allora da fare i birichini eran più i maschi. In genere mettevano maestri dello stesso sesso, solo qui in montagna avevano le pluriclassi. Prima di entrare giocavi insieme allora forse lì qualche schiaffo e spintone, ce n’era che finivano in ginocchio sui chiodi del formentone. O che stuzzicavano, o che non stavan fermi e disturbavano. Quand’ero bambina andavamo in bicicletta sulle vie sterrate, mi sporcavo e delle volte cadevo, sempre le ginocchia rotte allora mia madre mi doveva medicare e me le dava anche sopra; diventò poi vecchia, io dicevo: “Me n’hai date tante!” lei rispondeva: “Tutte sante!”. Una volta nel cortile d’un contadino andammo a radicchi con dei ragazzini giovani che abitavan nei palazzi vicino a noi, tornando a casa incontrai mia sorella che disse: “Mettiti una latta nel sedere” come dire proteggiti, che vedrai te le dà. Picchiava forte, oggi chiamerebbero il telefono azzurro”.
Per molto meno la butterebbero dal ponte.
“C’era un maestro zoppo che se uno non studiava o stava poco attento gli faceva stendere le mani, dava una grossa botta con la bacchetta di castagno; le suore poi erano più severe, d’altra parte i genitori se potevan permetterselo mettevano i figli là proprio perché volevan la disciplina; che poi da loro ho imparato solo a lavorare, le donne allora studiavano l’economia domestica. Una volta le medie eran solo per i maschi, noi al massimo tre anni di commerciali e poi a lavorare, non era previsto che andassimo all’università. Poi è cambiata. Qualcuno se n’approfittava di tanto in tanto, mio padre raccontava di una maestra che ruppe il naso a un alunno tirandogli dietro la grossa chiave della porta, oggi per molto meno la butterebbero giù da un ponte. Negli anni ’50 ho avuto due insegnanti davvero eccezionali, niente pene corporali, solo per chi si comportava male c’era un ottimo rapporto coi genitori, credo che quello sia l’educazione migliore. Prima eran troppo autoritari, anche perché eravamo in una situazione di analfabetismo: io ho studiato solo fino alla settima perché dicevano che ero una zuccona, avevo paura delle bacchettate”.
Sono sempre meno isolati i casi di professori intimiditi, infamati, picchiati dai genitori dei loro alunni, nel video qui sopra un esempio salito alla ribalta della cronaca recente
Diplomati e laureati nel ’68
“Comunque per me la scuola è stata un incubo, ogni volta una sgridata le avrei sputato in faccia ora te lo voglio dire, non potevo perché mia madre poi me le dava nel sedere. Sempre io ci finivo sotto. Ora siam passati all’opposto, prima era colpa mia per principio, ora sono gli insegnanti che vengono rimproverati. Certo quei metodi punitivi di violenza non hanno mai migliorato il rendimento, anzi peggioravano: se uno non capiva lo mettevi in fondo e non lo recuperavi più, ora è l’inverso. Nei favolosi anni ’60 abbiamo occupato l’Aldini al grido “No autoritarismo, sei politico per tutti!”; vivevamo in un periodo diverso, abbandonato il fascismo avevamo creato i comitati, portavamo avanti le proteste che rispetto all’autorità erano giuste, ma poi s’è finito per passare dall’eccesso opposto; negli anni dopo trovavi gli annunci di lavoro che dicevano: “Non diplomati e laureati nel ’68”, perché c’erano voti politici per cui rape o geni eran tutti allo stesso livello. Così nei privati, l’ente pubblico invece li prendeva hai voglia”.
Il mondo s’è rivoltato.
“Ora abbiamo una classe insegnante non molto preparata, ma questo non autorizza a proteggere sempre il figlio: deve imparare a convivere anche con chi la pensa in modo diverso. Noi dicevamo no alla tirannia ma dopo ne abbiamo approfittato, così spendevano fior di quattrini per mandarli dai salesiani. Adesso la maestra non può più rimproverare il bambino che i genitori intervengono, il mondo s’è rivoltato ma questo succede soprattutto nelle famiglie dove han perso il controllo, per la metà sono separati e tanti figli si servono del consenso dell’uno o dell’altro secondo il tornaconto. Così si arriva al punto che han fatto delle spedizioni per picchiarli, quei maestri. Bell’esempio. Allora i genitori devono fare per bene, seguirli i bambini prima che vadano allo sbaraglio e se ne vantino pure”.