La casa di legno. L’elemosina del pagliaccio. Memorie d’un saltimbanco Ep.30

La casa
di legno

Framm.XXX

Commento musicale
F. Battiato, “Cerco un centro di
gravità permanente”
FAI PARTIRE LA MUSICA

ABITARE E’ UN’ARTE

Sono le due del mattino. Lungomare toscano. Due rottami si trascinano ebbri di poesia, virtù e non ricordano più che altro. Mancano centocinquanta metri, dice via tagliamo per di qua. Isola pedonale. Deserta. D’estate forse qualcuno puoi trovarlo in giro anche fino a tardi, specialmente quelle strane coppie coi fanali che lampeggiano, ma in gennaio la cittadina balneare dorme profondamente da almeno un paio d’ore. Gente per bene, lavoratori. Mica vagabondi come noi. Bene, andiamo. Lo seguo. Una specie d’iguana vien fuori da dietro non so che. Paletta, prego accostare. Ho qualche problema di carico è evidente, il vigile vuol sapere a che serve quel bidone di latta alto un metro e venti con una pelle di vacca tirata sopra, rifiuti speciali può mica portarseli a spasso come il cane! Meglio non contraddirli, sorvolo sull’argomento. Per fortuna non mi sequestrano il tamburo. Vede il materasso nel cofano anticipo l’inevitabile domanda, lei mi capisce ottocento chilometri per un concerto, guidare vuol prudenza. Lunga la strada, stretta la via; glie lo dico biascicando le parole con due occhi gonfi iniettati di sangue. Non so come, mi crede. Poi la domanda più strana che potevo sentirmi fare, “Conosce quell’uomo?”. Lo guardo senza capire. Vuol sapere se sono amico del tedesco al volante che mi precedeva di qualche metro. Una domanda più imbecille non potevo aspettarmela, ovvio che lo conosco eravamo insieme, se me lo chiede con una voce tanto seria un motivo l’avrà. “Mai visto!” assicuro, non vorrei complicare le cose al mio amico. Incredibile, non sospetta. Potrei dirgli che mi trovo lì per caso, vomitato da un’astronave di rettiliani s’un cerchio nel grano. Scelgo di non tirare troppo la corda, non sia mai.


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Casa in legno su ruote. Ideale per artisti di strada.

“Ho una casa di legno anch’io” spiega l’uomo che sta dietro l’uniforme. Stanco, la notte è lunga. Ha voglia di parlare. Apro lo sportello. Racconta le sue vacanze ecologiche, ha installato un bungalow in legno nel suo giardino chissà dove, non registro il nome del posto perché sono troppo impegnato a voltare la faccia quando gli parlo. Il vero problema è tenersi dritto poggiandosi alla fiancata della macchina senza dare troppo nell’occhio. Insomma lui ha scelto il prefabbricato perché è una soluzione ottimale. Risparmio energetico, dice. Ne è convinto. Costa meno a costruirla, ti serve un terreno edificabile se vuoi mettercela sopra; c’è anche i pannelli solari per la doccia, che poi non usa perché lui, la moglie, quattro figli, suocera e cognato a carico, preferiscono farsela in spiaggia. E’ un suo progetto. Secondo piano mansardato. Si può abitare volendo, gli darebbero pure la residenza. Mica come quello là. Chi? Domando. Quel tedesco. Lei non lo conosce, lui la casa di legno ce l’ha su ruota. E’ illegale, o meglio finché non ci dorme può tenerla quanto vuole ma lui ci vive là dentro, ne sono sicuro. Gli ho fatto le poste, solo che tutte le volte provo a bussare, quello risponde subito. Bello sveglio, pettinato, vestito. Non dorme mai, quel filibustiere. Che diamine! Mai riuscito a pescarlo.

 

Il vigile urbano sembra soddisfatto, dopo tanti anni finalmente è riuscito a fargli un verbale per via dell’isola pedonale. Mi lascia andare, sa com’è suono anch’io la chitarra tutta roba anni sessanta ho l’orchestra ogni tanto si fa qualche serata; quell’altro invece mi garba mica, è uno zingaro sa? Ha attraversato le Alpi come Annibale cogli elefanti, si portava dietro la casa di legno sul carrello tenda, tirata da un trattore. Per vivere fa l’elemosina vestito da pagliaccio. Dev’essere pure di quei noglobal. Lo ascolto senza dire una parola, finché non saluta e riparte; la macchina del mio amico è dall’altro lato della piazza, riconosco l’ingresso del giardino. Parcheggio, busso. Quando mi vede si mette a ridere. Sullo prime non capisco, lui chiude la porta del suo piccolo paradiso, dalla tasca prende il portafogli da cui tira fuori un documento. E’ scritto in una lingua incomprensibile, intuisco trattarsi d’una patente o roba del genere. Immagino l’abbia conseguita nel suo paese. Nel mostrarmi il documento, punta il dito s’un particolare cui non avevo fatto caso: è un limite di velocità. 30 chilometri all’ora. La patente del trattore. “Non se n’è accorto”, dice. Sorride. Da trent’anni guida la macchina in Italia con quella patente là, nessuno ha mai avuto niente da ridire. “Ce l’hai un sacco a pelo? Naturale che si. Bene, allora buona notte. Casa di legno, ecologica. Risparmio energetico. L’elemosina vestito da pagliaccio.


artisti di strada gigi russo
Pagina del famoso organizzatore

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