La prima generazione d’insegnanti nati col televisore, la radio e i dischi dei Run DMC nell’autoradio, si trova adesso a confronto con una babele di linguaggi che attraverso i mass-media sono entrati ormai a far parte della nostra vita quotidiana, intere classi di studenti con problemi di apprendimento dovuti a un’arte della memoria poco sviluppata sin dalla prima infanzia. Per trattare a scuola un argomento complesso come Dante Alighieri il modello di riferimento principale è oggi rappresentato dallo stile di Roberto Benigni, il cui dedalo di annotazioni critiche suona all’orecchio d’un bambino come un noioso e pedante sermone. Per questo motivo gli insegnanti cercano un’alternativa più vicina all’esperienza sensibile dei loro alunni, partendo dal presupposto che se l’autore ha voluto scrivere una Commedia nel linguaggio del popolo, avrà avuto i suoi motivi. Qual’è dunque il sottotesto culturale in cui i ragazzi vivono immersi adesso, quale il canale privilegiato per raggiungerli e non soltanto inchiodarli alle scrivanie? Non quello della critica dantesca, ma più verosimilmente lo streaming musicale onnipresente nelle nostre vite e in quelle dei nostri figli. Nasce così l’idea di far leggere l’immortale capolavoro della letteratura italiana al ritmo coinvolgente del Rap, un percorso formativo che può avere esiti diversi e portare anche al risultato opposto, se non viene correttamente guidato... (Continua a leggere)