Ombre in agguato. Avventure d’un legionario
Leoni da guerra
Odissea in Etiopia IX
Le cascate del Nilo Azzurro.
Negli occhi dell’avvocato Igor Potier, poeta e narratore dotato, sempre viva era la scintilla del sorriso; l’ascoltavano con attenzione Arduino Viacante, reduce dal massacro di Adua ed Ermete Musolesi, cui premeva la sorte del figlio Spartaco. “Dunque dicevo, il marinaio e la prostituta si diedero appuntamento all’alba presso le rive del Nilo Azzurro vicino un’altissimo strapiombo, dal quale precipitava il fiume per molti metri a valle; nascosto nella vegetazione l’ingresso a una grotta nella quale entrarono masticando un tabacco molto profumato”. L’uditorio ebbe un sussulto, Arduino aveva l’Africa negli occhi. “State a sentire come si svolse l’incontro, qualche minuto dopo li raggiunse un vecchio con un bastone ricurvo seguito da leoni che gli ubbidivano come gatti in amore. Non appena le criniere bionde scomparvero nelle profondità della grotta, il domatore si distese a riposare sopra un sasso”. Altro che selvaggi, questi conoscevano gli Atti degli Apostoli meglio di noi che mordicchiamo l’ostia fra un peccato di lussuria e uno d’avarizia; così pensò Ermete Musolesi, ascoltando la storia del marinaio rimasto bloccato sulle coste d’ Eritrea.
La maledizione del Prete Gianni
Igor Potier continuò a raccontare, “Mentre il vecchio era assopito l’italiano e i suoi uomini con un balzo gli furono sopra, lo legarono e iniziarono a interrogarlo, videro allora cose che il raziocinio m’impone d’attribuire all’ebbrezza: un’edera dalle smisurate radici, una chimera, sfingi alate, orsi dalle lunghe zanne. L’effetto della droga non durò a lungo, l’anziano contrabbandiere così parlò. – Un popolo meschino il vostro – disse, – Trucidando la mia gente vi perseguiteranno le arpie insinuandosi nei monasteri e defecando sopra le vostre tavole imbandite, come il Prete Gianni siete condannati a raccogliere immense ricchezze di cui non potrete godere. Nessuno avrà pace, dopo l’infame saccheggio di cui non solo colonnelli e generali si sono macchiati, ma anche l’ultimo dei fanti -. Così disse il vecchio”. Arduino ebbe un fremito al labbro, Igor Potier tirava lunghe boccate da un sigaro, “E’ il rimorso ad aver spinto i nostri soldati a scavalcare il fronte, sono andati a combattere per l’autodeterminazione del popolo etiope colle bande irregolari di Harar. L’anziano contrabbandiere parla d’un francese venerato da quelle parti come un santone, un guaritore; vende le armi ai partigiani, ha frequenti contatti colle staffette in montagna. Se tuo figlio Spartaco è ancora vivo, dev’essere stato anche lui dal mago Barudim: posso procurarti un imbarco, senza una guida sul posto non avresti speranza d’entrare nel sultanato e la foresta d’ Abissinia non è esattamente come Villa Borghese”.
Ombre in agguato
Nel frattempo dall’altra parte del Mar Tirreno, sul retro di un’osteria nel di cuore Roma due ombre s’incontrarono in un vicolo mormorando tra loro: “E’ riuscito a svignarsela, il traditore”. Quell’altro sibilando rispose: “Non so come abbia potuto far perdere le tracce, sorvegliato com’era giorno e notte dai miei uomini. Così ha salvato la pelle quel maledetto. Ha il fuoco nella lingua, ho messo in allerta le mie conoscenze in Francia e Inghilterra, dovesse cercare un rifugio dai compagni della fronda saremo i primi a saperlo, lo staneremo senz’altro”. Nell’oscurità riprese il primo: “Non temo la sua vendetta, è più abile a usare la penna che il coltello: dobbiamo trovarlo a costo di seguirlo in capo al mondo. Quei ribelli hanno amici in Svizzera, in Germania, in Russia, persino in Africa. Penso abbia cercato ospitalità da un avvocato, un certo Potier; m’han detto si nasconde a Marsiglia dormendo in casa da studenti rinnegati e furfanti da quattro soldi. Partirò domani stesso, ho buoni contatti lassù”. Le due ombre s’allontanarono e scomparvero nell’oscurità.
Odissea in Etiopia, episodio X
La capanna sul Nilo
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Federico Berti, story teller
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