Cecilia Sala libera grazie a Giorgia Meloni?
Cecilia Sala libera grazie a Giorgia Meloni?
Il recente ritorno in Italia della giornalista Cecilia Sala, dopo 21 giorni di detenzione in Iran, è stato accolto con grande enfasi mediatica. Tuttavia, alcuni aspetti fondamentali della vicenda sono stati trascurati. Sala, arrestata il 19 dicembre con l’accusa di aver violato le leggi islamiche, è stata liberata l’8 gennaio e accolta all’aeroporto di Ciampino dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Ma dietro questa liberazione c’è il ruolo cruciale della magistratura italiana, opportunamente e ingiustamente sottovalutato.
Un punto centrale della vicenda è la figura di Mohammad Abedini, ingegnere iraniano incensurato, arrestato all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre 2024 su mandato delle autorità americane. Abedini è accusato dagli Stati Uniti di aver esportato componenti elettronici in Iran e di supportare i Guardiani della Rivoluzione, considerati un’organizzazione terroristica dagli USA ma non dall’Italia.
I Guardiani della Rivoluzione, corpo paramilitare istituito dopo la Rivoluzione islamica del 1979, rappresentano il braccio armato del governo di Teheran. Pur avendo un ruolo cruciale nella politica e nell’economia iraniana, sono anche noti per la repressione di proteste interne, come quelle seguite alla morte di Mahsa Amini.
Se l’America ha interrotto le relazioni diplomatiche da anni con l’Iran, l’Italia mantiene un dialogo costante con Tehran, sia attraverso scambi culturali sia mediante un volume annuale di scambi commerciali di circa 750 milioni di euro. Questo include esportazioni italiane di macchinari, prodotti chimici e industriali, e importazioni di petrolio e gas iraniani.
L’arresto di Abedini, accusato senza un processo regolare, ha sollevato interrogativi sulla pressione americana nei confronti dell’Italia. La Procura di Milano, rifiutando l’estradizione di Abedini negli Stati Uniti, ha posto le basi per risolvere la crisi diplomatica. Questo gesto ha creato il margine necessario per negoziare il rilascio di Sala, arrestata come rappresaglia per il caso Abedini.
La visita di Giorgia Meloni negli Stati Uniti è stata certamente strategica, ma il suo impatto diretto sul rilascio di Sala rimane incerto; l’incontro mirava a rafforzare le relazioni con la nuova amministrazione americana e a definire il ruolo dell’Italia all’interno della NATO, della giornalista si è parlato solo marginalmente.
L’Italia si trova ora davanti a una scelta delicata: allinearsi alle posizioni più aggressive degli Stati Uniti, rischiando di compromettere le relazioni con l’Iran, o mantenere una posizione autonoma rispettando i propri interessi commerciali e diplomatici, la stessa posizione in cui si è trovata nel 2022 con la crisi Ucraina. Questo scenario apre nuove potenziali tensioni in un contesto geopolitico già instabile.
In ogni caso è fondamentale sottolineare che la liberazione di Cecilia Sala non è stata solo il risultato di interventi politici, ma anche della fermezza della magistratura italiana, il cui ruolo è stato ampiamente sottovalutato dalla stampa. Questo caso sottolinea la complessità delle relazioni internazionali e la necessità di equilibrio tra pressioni esterne e autonomia nazionale.
Quanto ci costerà questa remissiva e incondizionata sudditanza nei confronti degli Stati Uniti? Con quanti altri paesi verremo indotti a interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali? In cambio di cosa?