Turetta? Un pivello. Cade l’aggravante della crudeltà
Non abbastanza crudele per la sentenza.
Turetta marchiato dall’infamia della mediocrità.
Non riesce ad aggiudicarsi le aggravanti della crudeltà e dello stalking
VENEZIA – Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato giudicato più che per la gravità del gesto, per la totale mancanza di estro. La sentenza della Corte d’Assise di Venezia ha infatti escluso le aggravanti di crudeltà e stalking, sottolineando come il giovane non sia stato in grado di portare il suo crimine oltre la banalità del male.
La crudeltà? Non si vede. Settantacinque coltellate saranno anche rispettabili da un punto di vista quantitativo, ma inaccettabili dal punto di vista qualitativo. Ripetitivo, noioso, manca di fantasia. Poca originalità, nessuna tensione narrativa. Lo stalking? Centinaia di messaggi? Così fan tutti, persino gli spammer delle criptovalute. Filippo Turetta è un dilettante in un mondo che richiede innovazione.
Filippo non sarà mai ricordato come un genio del crimine. Se voleva davvero lasciare il segno, doveva ispirarsi a personalità carismatiche, a chi ha saputo coniugare crudeltà e teatralità. Invece no: lui si è limitato a un gesto grossolano, senza stile, senza anima. Per dirla con un termine tecnico: è un killer da discount. Filippo non è riuscito nel suo intento di massimizzare la crudeltà e l’assillo. È come se avesse provato a fare un dipinto con un rullo da imbianchino.
Nonostante l’esclusione delle aggravanti, la Corte ha riconosciuto un minimo impegno. Le 75 coltellate mostrano un tentativo di dedizione, ma è mancata la regia. Nessun elemento sorprendente, nessuna trovata scenica. Si nota la voglia di fare, ma è un lavoro da principiante. Gli esperti concordano: Turetta è il simbolo di una generazione di criminali poco ambiziosi. Non ha cercato di distinguersi, non ha osato.
La sentenza ha scatenato un’onda di commenti sarcastici online. Filippo, ci hai delusi, sei una nullità. Altri hanno suggerito corsi di perfezionamento, solo 75 coltellate è un’imperdonabile banalità.
Nel frattempo l’assassino è distrutto psicologicamente, si sarà accorto di non essere abbastanza nemmeno come mostro. Condannato all’ergastolo, Filippo Turetta non dovrà piangere più solo per la pena inflitta, ma anche per ciò che non è riuscito a ottenere: il riconoscimento delle aggravanti di crudeltà e stalking. Un desiderio frustrato, che lo getterà probabilmente in una spirale di auto-commiserazione e disperazione.